La tecnologia 5G anticipa la mobilità del nostro futuro. Che sarà più sicura

Ci approssimiamo a un nuovo mondo di servizi e mobilità dove le automobili dialogheranno con le infrastrutture, tra loro stesse, e interagendo con la segnaletica e i pedoni. Il risultato sarà un traffico più fluido con il conseguente drastico abbattimento delle emissioni; si avrà, dunque, un ecosistema più sicuro, più green e anche all'insegna di un maggiore comfort». La rete 5G, applicata alla mobilità, assicura tutto questo e tanto altro, come spiega Aldo Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia, che insieme al rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta, e alcune autorità, ha battezzato - attraverso una serie di dimostrazioni pratiche svolte in collaborazione con Vodafone Automotive, Fca, Pirelli, Marelli, Altran ed Eni Fuel - la tecnologia legata alla mobilità quotidiana.
A fare da contorno, la pista Aci-Sara di Lainate, alle porte di Milano, attrezzata per l'occasione con pozzangheroni sulla sede stradale, pareti che impediscono la visuale agli incroci e code di vetture organizzate ad hoc agli stop. A disposizione, ci sono due Jeep Renegade, un'Alfa Romeo Giulia e una Maserati Quattroporte, ovviamente connesse con la rete 5G Vodafone. Viene, di fatto, ricostruito il classico ambiente cittadino. In questo caso, però, infrastrutture e veicoli sono interconnessi. Il test dell'incrocio dove una parete impedisce al guidatore di vedere chi proviene dalla destra, mostra come, all'eventuale disattenzione di chi siede al volante, subentrino rapidamente, uno dietro l'altro, una serie di alert sonori e riconoscibili dai colori che appaiono sul display: verde, giallo, arancio e rosso. Se l'automobilista non si ferma, il rosso coincide con l'attivazione, rumorosa, della frenata di emergenza. In pratica, il sistema anticollisione che fa parte dei dispositivi di assistenza alla guida, entra in funzione quando «vede», in un tempo impercettibile, che dalla parte destra dell'incrocio è in arrivo una vettura. La prova viene effettuata sia nel caso di connessione da parte di entrambi i veicoli sia nel caso che uno solo dei due automezzi sia connesso alla rete 5G.
Tra le soluzioni che Vodafone ha presentato, c'è «Highway chauffeur», quella che evita il classico effetto «fisarmonica» dei veicoli a un semaforo, con il rischio frequente di tamponamenti. Ecco allora attivarsi il sistema che adatta la velocità alle condizioni del traffico allo scopo di garantire il mantenimento della corretta distanza, riducendo in questo modo frenate e consumi. Nello scenario «See through», grazie al 5G, il conducente riceve invece in tempo reale il video con la visione soggettiva frontale della prima macchina che lo precede (quella immediatamente davanti al veicolo che ne ostruisce parzialmente la visuale) per «vedere» attraverso l'ostacolo e verificare che la carreggiata sia libera e sicura nel concludere la manovra di sorpasso. «Siamo di fronte - precisa Bisio - a qualcosa, il 5G, che rivoluzionerà il nostro modo muoverci e di guidare». «È un percorso - aggiunge il rettore del Politecnico di Milano - che ci porterà alla guida autonoma, quella dove all'auto non servirà il pilota. Ecco, dunque, un esempio pratico di città del futuro». Tra i partner di Vodafone c'è Fca con la sua piattaforma Uconnect, già predisposta per integrare le innovazioni future, «e tra queste proprio il 5G che rappresenta - rilevano a Mirafiori - una vera rivoluzione concettuale per la connettività dell'auto». «I costruttori - aggiungono in Fca - hanno la straordinaia opportunità di cimentarsi in un mondo sempre più connesso, dove la pervasività di Internet e la disponibilità di nuove tecnologie, permettono alle aziende di rimanere collegate ai loro prodotti e, quindi, ai propri clienti».
La mobilità 5G darà inoltre modo agli pneumatici «intelligenti», come quelli messi a punto da Pirelli, di esprimere al meglio tutto il loro potenziale. Sulla pista di Lainate, in proposito, la soluzione «Intelligent Speed Adaptation and Control» sfrutta la comunicazione V2V (Vehicle-to-Vehicle) e I2V (Infrastructure-to-Vehicle) per la condivisione di informazioni statiche e dinamiche dell'ecosistema stradale intorno al veicolo (limiti di velocità, lavori temporanei, restringimenti di carreggiata, curve pericolose, stato degli impianti semaforici) o rilevate da altri veicoli circostanti, come le condizioni pericolose del manto stradale, per adeguare dinamicamente la velocità di marcia, ai fini di aumentare la sicurezza e il comfort di guida. E così la presenza di un pozzangherone, con il rischio di incappare nel pericoloso fenomeno dell'aquaplaning e la conseguente sbandata, viene segnalata per tempo alla nostra Renegade.
Il futuro, dunque, è già a portata di volante. Tutto è pronto per il grande salto. Ma a mancare resta sempre quel sistema di infrastrutture capace di dare vita alle «smart roads» e alle «smart cities».


Secondo un report di McKinsey, la futura regolamentazione relativa a emissioni, sicurezza, riciclaggio, guida autonoma e connessa o protezione dei dati, avrà un impatto non solo sull'industria automobilistica, ma anche sui settori delle telecomunicazioni, assicurativo ed energetico. «Un unico punto di contatto, come un commissario per la Mobilità - propone McKinsey - potrebbe facilitare il dialogo tra le diverse realtà».

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