La provocazione del Papa: “AI? Dire ‘intelligenza’ è cedere al potere tecnocratico”

La visione del pontefice: "Sul fronte dell’innovazione tecnologica si giocherà il futuro dell’economia, della civiltà, della stessa umanità"

La provocazione del Papa: “AI? Dire ‘intelligenza’ è cedere al potere tecnocratico”
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"Siamo sicuri di voler continuare a chiamare 'intelligenza' ciò che intelligenza non è?": questa la provocazione lanciata da Papa Francesco sull'AI. Il pontefice argentino ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Conferenza Internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e si è soffermato sull'innovazione tecnologica, in particolare sull'intelligenza artificiale, domandandosi se utilizzare impropriamente il termine "intelligenza" - così importante e così umano, ha rimarcato Bergoglio - non sia già "un cedimento al potere tecnocratico".

Nel corso del suo intervento, Papa Francesco ha sottolineato che l'intelligenza artificiale potrebbe rafforzare il paradigma tecnocratico e la cultura dello scarto, la disparità tra le nazioni avanzate e quelle in via di sviluppo, la delega alle macchine di decisioni essenziali per la vita degli esseri umani. Vietato abbassare la guardia, è il monito del pontefice, che ha ricordato il suo recente intervento al G7 in Puglia:"Ho affermato l'assoluta necessità di uno sviluppo e di un utilizzo etico dell'IA, invitando la politica ad adottare azioni concrete per governare il processo tecnologico in corso nella direzione della fraternità universale e della pace. In tale contesto, la vostra Conferenza contribuisce ad accrescere la capacità di cogliere gli aspetti positivi dell'IA e di conoscere, mitigare e governare i rischi, dialogando con il mondo della scienza per individuare insieme i limiti da porre all'innovazione se questa va a danno dell'umanità".

Per Bergoglio è necessario approfondire il tema della responsabilità delle decisioni prese utilizzando l'intelligenza artificiale, questo aspetto interpella numerosi rami della filosofia e del diritto, senza dimenticare le discipline più specifiche. Risulta dunque fondamentale individuare gli opportuni incentivi e una efficace regolamentazione, da un lato per stimolare l'innovazione etica utile al progresso dell'umanità, dall'altro per vietare o limitare gli effetti indesiderati. "Tutto il mondo dell'educazione, della formazione e della comunicazione dovrebbe avviare un processo coordinato, per accrescere la conoscenza e la consapevolezza di come usare correttamente l'IA e per trasmettere alle nuove generazioni, sin dall'infanzia, la capacità critica nei confronti di tale strumento", ha evidenziato il Papa, rimarcando l'importanza di valutare gli effetti dell'AI sul mondo del lavoro. Il pontefice ha infatti invitato i membri della Fondazione Centesimus Annus e quanti partecipano alle sue iniziative a farsi parte attiva "per sollecitare un processo di riqualificazione professionale e l'adozione di forme atte a facilitare il ricollocamento delle persone in esubero presso altre attività".

E, ancora, il Papa ha messo in guardia sugli effetti positivi e negativi dell'intelligenza artificiale nel campo della sicurezza e della riservatezza, nonchè sulle ripercussioni sulla capacità relazionale e cognitiva delle persone. Per Bergoglio non si può accettare passivamente che queste capacità vengano ridotte o condizionate dalla tecnologia o da chi ne detiene possesso e uso. In ultima battuta, gli enormi consumi di energia richiesti per sviluppare l'AI, soprattutto nell'epoca della delicata transizione energetica.

Per il Papa non ci sono dubbi, il futuro dell'economia, della civiltà, della stessa umanità si giocherà sul fronte dell'innovazione tecnologica: "Non dobbiamo perdere l'occasione di pensare e agire in un modo nuovo, con la mente, con il cuore e con le mani, per indirizzare l'innovazione verso una configurazione centrata sul primato della dignità umana. Questo non va discusso".

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