Il vescovo di Aleppo: "Ora l'Europa apre le porte. Ma l'unica soluzione è sconfiggere l'Isis"

L'appello di monsignor Denys Antoine Chahda ai cristiani siriani: "Non lasciate la Siria". Poi bacchetta l'Europa: "Nessuno ci ha mai dato una ragione per restare"

Il vescovo di Aleppo: "Ora l'Europa apre le porte. Ma l'unica soluzione è sconfiggere l'Isis"

"Ai miei fedeli non mi stanco mai di dire 'rimanete, abbiamo bisogno di voì perché, se i cristiani lasciano la Siria, per questo Paese non c'è più alcuna speranza". Sono le parole di monsignor Denys Antoine Chahda, arcivescovo sirio-cattolico di Aleppo. Frasi che fanno correre subito la mente alle immagini che in questi giorni hanno invaso le televisioni e i giornali di mezzo mondo. I profughi siriani in fuga dalla guerra. I muri dell'Europa, le rivolte e l'arrivo in Germania.

Angela Merkel ha più volte detto di essere ben disponibile ad accogliere i profughi siriani. Tanto che la Lega Nord, per bocca dell'eurodeputato Raffaele Buonanno, l'ha accusata davanti all'Europarlamento di scegliersi i profughi "migliori". Perché cristiani e perché sicuramente in fuga da guerre. Tutto giusto. Un leader europeo di peso, però, dovrebbe chiedersi quale sia il bene di un popolo, in questo caso quello di Damasco.

L'emigrazione non è una soluzione. Non è un bene né per i Paesi di partenza, né per quelli di approdo. Monsignor Chahda si è infatti detto preoccupato "per il massiccio esodo di cristiani dalla città". Il motivo è semplice: "Se i cristiani lasciano la Siria, per questo Paese non c'è più alcuna speranza".

Come è noto, molti siriani di fede cristiana si sono incamminati alla volta dell'Europa. "Negli ultimi giorni - riferisce l'arcivescovo di Aleppo - un numero crescente di fedeli ha richiesto il proprio certificato di battesimo al fine di poter emigrare". Ed il motivo è anche nella propensione ad una maggiore ospitalità dimostrata dall'Europa. Su questo punto, però,il Vescovo rivolge una critica all'Occidente: "Dopo quattro anni e milgiaia di vite spezzate, l'Europa apre le sue porte ai siriani. Ma nessuno ci ha mai dato una ragione per restare in Siria".

Una denuncia al silenzio colpevole dell'Occidente durato 4 anni. E la dimostrazione che ciò di cui ha bisogno Damasco non sono maggiori sforzi per l'accoglienza, ma una rinnovata strategia militare che sconfigga l'Isis e permetta al Paese di risorgere: "La fine della guerra - conferma il Vescovo - è l'unica salvezza in cui possiamo sperare".

Ad Aleppo "da diverse settimane la fornitura idrica e quella dell'energia elettrica sono state interrotte. È davvero difficile resistere senz'acqua ed elettricità per 24 ore al giorno, mentre le bombe continuano a cadere sulla città e uccidono persone innocenti. Sono ormai più di quattro anni che viviamo questo stesso calvario". I bombardamenti "non hanno risparmiato la cattedrale né l'arcivescovado. Più della metà della comunità siro-cattolica di Aleppo, che prima del 2011 contava circa diecimila fedeli, ha abbandonato la città, mentre chi è rimasto si sta preparando a partire.

E come la nostra, anche le altre Chiese cristiane assistono impotenti a questa emorragia di fedeli".

Per fermarla davvero non serve la misera garza dell'accoglienza, ma una cura definitiva: la fine della guerra. Solo così si farà il bene della popolazione siriana. Permettendogli di rimanere a casa.

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