Roma - Le indiscrezioni dicono che non è stata una decisione unanime. E pur con qualche divisione (contrari i magistrati) la commissione centrale del Viminale alla fine ha negato al pentito Gaspare Spatuzza l'ammissione al programma di protezione. Da una parte la maggioranza che approva la decisione riportandola alle regole sui pentiti "a rate", dall'altra l'opposizione che denuncia un atteggiamento punitivo nei confronti di un collaboratore che racconta "scomode verità". Intanto il procuratore capo a Firenze, Giuseppe Quattrocchi,ha fatto sapere che la mcollaborazione con Spatuzza continua: "Ci ha indirizzato un messaggio con questa sua presa di posizione".
Dichiarazioni a rate Spatuzza ha ammesso di fare dichiarazioni a rate. Lo rileva la Commissione del Viminale sui pentiti nelle dieci pagine di motivazioni con cui ha rifiutato di ammettere il boss al programma di protezione. È stato Spatuzza, scrive la Commissione nel documento "ad ammettere di avere deliberatamente mantenuto il silenzio su alcune circostanze, per timore delle conseguenze e in attesa di fare ingresso nel programma di protezione". "Non ho riferito subito di queste cose riguardanti Berlusconi - ha detto il 6 ottobre 2009 alla Dda di Palermo - perché intendevo prima di tutto che venisse riconosciuta la mia attendibilità su altri argomenti e poi riferirne, sia per ovvie ragioni inerenti la mia sicurezza, sia per non essere sospettato di speculazioni su questo nome nella fase iniziale, già molto delicata, della mia collaborazione".
Le motivazioni della decisione A Spatuzza è stato negato il programma di protezione, ma gli viene mantenuta la protezione ordinaria, perché avrebbe raccontato i fatti di cui è a conoscenza oltre i 180 giorni stabiliti dalla legge sui pentiti. Secondo la commissione centrale del Viminale per i programmi di protezione, presieduta dal sottosegretario Afredo Mantovano, non vi è "alcun elemento che autorizzi a ritenere che di quanto riferito nel dibattimento contro Dell'Utri, Spatuzza avesse già parlato nei 180 giorni previsti dalla legge". "La fissazione dei 180 giorni quale termine ultimo per riferire fatti gravi, o comunque indimenticabili, è funzionale, secondo l'unanime volontà del Parlamento nel 2001 - è detto ancora nella motivazione - a garantire tale genuinità e a evitare abusi, viceversa realizzabili se, come è accaduto in più casi,fossero ammesse le cosiddette dichiarazioni a rate".
La collaborazione continua "Spatuzza ribadisce la propria disponibilità a collaborare", ha detto il procuratore capo a Firenze, Giuseppe Quattrocchi spiegando che Spatuzza "ha indirizzato un messaggio con questa sua presa di posizione". "E' un comportamento molto apprezzabile - ha commentato Quattrocchi - è una posizione di coerenza con la scelta che ha operato. Questa iniziativa è ulteriormente rappresentativa di un’affidabilità del percorso intrapreso dal collaboratore". "Spatuzza - ha concluso Quattrocchi - ci ha indirizzato un messaggio nel quale ribadisce la propria disponibilità, per quanto può fare, a collaborare con lo Stato, in cui fortemente crede, per la ricerca della verità".
Spatuzza scrive: "Ora la mafia brinda" "Tutta la criminalità organizzata sta certamente gioendo e magari brindando a questa vittoria". Lo scrive Spatuzza, in un messaggio che l'Espresso pubblica sul suo sito web. "Adesso il mio unico pensiero va a tutti i miei cari familiari - scrive il boss - perché se prima avevo una piccolissima possibilità di riconciliarmi con loro adesso certamente tutto mi sarà molto più difficile. Ho appreso la notizia della mia 'non' ammissione al programma di protezione dai mezzi d'informazione" dice Spatuzza. "Certamente mi amareggia, ma sono molto fiducioso nelle Istituzioni per cui non ho motivo alcuno di scoraggiarmi. Quello che chiedo, ora allo Stato - dice ancora il boss - è rassicurazioni sull'incolumità della mia vita. Loro sanno benissimo che, da due anni, non faccio altro che reclamare maggiore garanzia per salvaguardare la mia vita perché sono consapevole che il mio nemico è molto abile ad infiltrarsi nelle istituzioni: 'come nel passato ha già fatto'. Voglio dire che se ho dato un pezzo della mia vita per il male, sono ben disposto a perderla per il bene. Sono sempre a disposizione, a portare avanti questa mia missione per dare quel pezzo di verità a tutte quelle persone oneste e di buona volontà".
Mantovano: "Fatte dichiarazioni a rate" "Lo Stato non può mettere il suo timbro sulla lealtà e l'affidabilità di chi si muove a fare rivelazioni a così lunga distanza di tempo dal momento in cui ha deciso di collaborare", ha spiegato il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, in un'intervista al Corriere della Sera. "La commissione ha deciso - ha poi aggiunto Mantovano - che Spatuzza rimane comunque sottoposto alle ordinarie misure di protezione ritenute adeguate al livello specifico di rischio segnalato". Intervistato anche dalla Stampa, Mantovano ha poi spiegato che Spatuzza è "attendibile" in quanto "indica alcuni particolari sulla 126 utilizzata per uccidere Paolo Borsellino che sono stati riscontrati". "Ma noi - sottolinea il sottosegretario - dobbiamo impedire le dichiarazioni a rate".
Granata: "Sono sorpreso" Il deputato Pdl e vicepresidente della commissione Antimafia, Fabio Granata, si è detto "colto di sorpresa come tutti" dopo la decisione, della commissione. "Non è successo molte volte, a mia memoria - ha sottolineato Granata in una intervista alla Stampa - con tutte le procure che indagano sulle stragi del '92 e '93, cioé Firenze, Palermo e Caltanissetta, e la Superprocura antimafia, che ci fosse tanta collegialità nella richiesta. Non vorrei ora che la polemica si aprisse non tanto su ciò che Spatuzza ha detto ma su ciò che Spatuzza non ha detto". "Ovviamente - ha aggiunto Granata - la decisione avrà delle motivazioni che la commissione Antimafia chiederà subito, già tra oggi e domani, al ministero dell'Interno. Le leggeremo con attenzione".
Il pm Lari: "Disorientati" "La decisione del Viminale che nega l’inserimento di Spatuzza nel programma di protezione non mi convince", ha detto al Gr1 Rai il procuratore capo di Caltanisetta, Sergio Lari. "Le dichiarazioni a cui si riferisce la commissione - ha osservato Lari - erano già state valutate sia dalla mia procura sia da quelle di Palermo e Firenze oltre che dalla procura nazionale antimafia come una specificazione di anticipazioni che lo Spatuzza aveva fatto nel limite dei 180 giorni. In ogni caso occorre considerare che il parere della commissione è un parere di natura amministrativa che non intacca l’attendibilità di Spatuzza". "Dichiarazioni - ha continuato Lari - che consentono di riscrivere una delle pagine più inquietanti della storia d’Italia, mi riferisco alla strage di via D’Amelio".
"Certamente noi siamo disorientati, sarebbe ipocrita negarlo, perché è la prima volta che viene negato un programma di protezione dopo che ci sono state tre procure, oltre alla procura nazionale antimafia che invece ne avevano sostenuto fortemente la necessità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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