Dopo tre mesi di clausura l'Italia mette i suoi problemi in piazza. E scopre che la normalità più difficile da riconquistare è proprio la libertà di manifestazione, e non soltanto del pensiero
Torniamo a riassaporare il gusto della libertà. Vigilata, anzi mascherata. In questa "Fase 2.1" dell'emergenza continuiamo a inseguire la chimera di essere Immuni.
C'è una bugia che ci ha accompagnati per tutta la Fase 1. Abbiamo dovuto accettarla come un peccato veniale, commesso per tirarci su il morale nonostante la strage quotidiana
Avete voluto la Fase 2? Adesso pedalate. Fase due ruote, perché il Paese che domani prova a ripartire dovrà farlo in sella a una bicicletta.
Da quando la quarantena non è più un vocabolo ripescato dai fondali della Storia ma una stima al ribasso di quanto ci è toccato subire nel 2020, un mese e mezzo dopo il decreto che ha sigillato in casa un Paese, gli italiani hanno spostato al 4 maggio l'orizzonte delle aspettative
Nella lunga traversata verso l'uscita dal ciclone Covid-19, il vascello Italia ha finora dato l'impressione di procedere a vista
Nel Paese messo in ginocchio dalla più grave crisi dal Dopoguerra nessuno può pensare di cavarsela tirando in ballo ragionamenti sintetizzabili con il classico "chi ha dato, ha dato... chi ha avuto, ha avuto!"
In una guerra di logoramento occorre serrare le fila e marciare compatti. Invece l'Italia in trincea contro il Coronavirus si ritrova a respingere l'artiglieria pesante con un equipaggiamento tutt'altro che uniforme
In questa immobilizzazione di massa forse qualcuno ha travisato la regola aurea che ci mette al riparo dal contagio: "restate a casa!" non significa "restate in pigiama"