L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina sta subendo un enorme calo di consensi tra i profughi palestinesi. A raccontarlo a Gli Occhi della Guerra è Samir (nome di fantasia), anziano intellettuale palestinese
Il campo profughi palestinese di Jal al Bahr si affaccia direttamente sul mare. Una lunga trafila di baracche semi distrutte con i tetti bucati o direttamente scoperchiati si allunga sul lungomare sabbioso. Dalle case escono dei bambini e corrono verso l’acqua. Per farlo, però, devono scavalcare interminabili cumuli di detriti che occupano tutta la spiaggia. Arrivati a riva mettono i piedi nell’acqua, ma non si tuffano. “Il mare porta malattie” mi dice uno di loro. A fianco delle baracche, su entrambi i lati, scorrono due rigagnoli che sfociano in mare. Sono gli scoli delle fognature di tutta la città
La vice presidente del Front National dà indicazioni di voto agli italiani. E tenta di seminare un terreno culturale comune tra Lega e Front National
"Gli Occhi della Guerra" incontrano un giovane palestinese vessato dai terroristi e dal regime di Bashar Al Assad
"Gli Occhi della guerra" nei campi profughi palestinesi del Libano: "Vogliamo combattere e morire da martiri"
Secondo la Ue e Reporter senza Frontiere il 2015 è stato un anno negativo per la libertà di stampa in Europa. Ad essere responsabili sono i governi conservatori dell'Europa dell'Est, in particolare quello ungherese. Ma, come riconosce l'Europa, le sanzioni contro di lui non hanno portato agli obiettivi sperati
Il cimitero di Rawdat al Hawra è cambiato. Fino a due mesi fa vi regnava un silenzio assordante, rotto soltanto dai canti delle preghiere dei mujahiddeen che venivano a rendere omaggio ai propri compagni d'armi caduti in battaglia. Le tombe riempivano soltanto la metà dello spazio disponibile. "Se tornerai tra un mese lo troverai tutto pieno" mi aveva detto un giovane combattente.
Scappato da Raqqa al Libano, Salah racconta le violenze dei tagliagole dello Stato islamico: "Così è nato l'orrore"
“Lei ha timbri israeliani sul passaporto?”. “È mai stato in Israele?” Alla mia risposta negativa la funzionaria mi guarda, mi riconsegna il documento e dice: “Sa, da Beirut ci chiedono di segnalare loro eventuali arrivi di persone che siano mai state in Israele, anche se con passaporti diversi di quelli in uso”. Sono a Malpensa e sto per decollare, la direzione finale è il Libano. Dove le autorità controllano scrupolosamente se nel passato di chi arriva vi siano legami con il vicino Stato ebraico. In tal caso l’accesso verrà negato
Un gruppo di contestatrici ha tentato di interrompere il discorso di Marine Le Pen