Roma - Prosegue il braccio di ferro tra l'Anm e il governo. L’Associazione nazionale magistrati chiede "il ritiro" del decreto legge, approvato dal Consiglio dei ministri, sui trasferimenti d’ufficio per le toghe nelle procure afflitte da gravi carenze di organico. Il sindacato delle toghe, si legge in un documento della giunta, esprime "assoluta contrarietà alla proposta del governo di prevedere il trasferimento di ufficio dalle regioni limitrofe di magistrati con quattro anni di anzianità", segnalando che si tratta di una "misura incostituzionale, gravemente afflittiva per i magistrati più giovani, del tutto incoerente con l’ostinato rifiuto di derogare al divieto di destinare in procura i magistrati di prima nomina".
Segnale positivo Tale misura, originariamente contenuta nel disegno di legge delega sulla riforma del processo penale, ed inserita dal governo nel decreto legge approvato in Cdm giovedì scorso è "sbagliata nel merito", osservano i vertici dell’Anm, anche se questa iniziativa "segnala comunque la consapevolezza del governo della necessità di risolvere la questione". Per questo, il sindacato delle toghe chiede al governo e a parlamento di "ascoltare la voce dei magistrati, che su questo tema si riuniranno in Roma in una assemblea nazionale il 16 gennaio 2010 per individuare e proporre le soluzioni più idonee a risolvere questa grave emergenza".
Situazione grave L’Anm ricorda inoltre di aver "più volte denunciato con forza la gravità della situazione di scopertura degli organici degli uffici di procura, in particolare nel sud Italia, determinata dalla introduzione del divieto di destinare ad uffici di procure o a funzioni giudicanti penali monocratiche i magistrati in prima nomina e dalla previsione dell’obbligo di mutamento di regione in caso di passaggio dalla funzione giudicante alla funzione requirente" e di aver chiesto "sin dal primo incontro con il ministro della Giustizia del 28 maggio 2008 la soppressione del divieto di destinare alle procure i magistrati di prima nomina o almeno la introduzione di deroghe a tale divieto".
Rischio paralisi Successivamente, "anche a seguito degli incontri con i magistrati delle regioni con maggiori difficoltà (Calabria, Sicilia e Sardegna)", l’Anm sottolinea di aver "segnalato al ministro e al Csm la drammaticità della situazione denunciando il rischio di imminente paralisi della funzione requirente in quelle regioni" e di aver rilevato "la assoluta inidoneità a risolvere il problema dell’intervento legislativo che ha introdotto benefici economici e di carriera per chi accetti di essere destinato a sedi disagiate".
La gravità della situazione, sostiene infine il sindacato delle toghe, "è stata rappresentata più volte anche in sede di audizione dinanzi alla Commissione Giustizia della Camera, dove abbiamo segnalato che il rischio di paralisi degli uffici di procura si stava estendendo anche a molte sedi situate nel settentrione".
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