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Apocalittici e (dis)integrati. La fine è cultura di massa

Da Umberto Eco agli Iron Maiden. Il catastrofismo in filosofia, letteratura e musica. Con molti spunti polemici o divertenti

Apocalittici e (dis)integrati. La fine è cultura di massa

L'Apocalisse è entrata di prepotenza nel cosiddetto immaginario collettivo: pochi libri, come la Rivelazione di Giovanni, hanno ispirato opere d'arte, filosofiche e teologiche. Senza contare i modi di dire proverbiali, uno per tutti: «chi di spada ferisce, di spada perisce». Per esaurire l'argomento ci vorrebbe un tomo di mille pagine. Ci limitiamo a fare alcuni esempi, del tutto arbitrari, tratti dalla cultura di massa del Novecento.

APOCALITTICI E INTEGRATI Non è un caso che Umberto Eco, per il suo saggio più noto, abbia scelto il titolo Apocalittici e integrati (Bompiani). L'intellettuale apocalittico esprime un atteggiamento critico e aristocratico nei confronti della moderna cultura di massa vista, appunto, come una apocalisse distruttrice della vera cultura. L'integrato, al contrario, sposa la cultura di massa verso la quale ha un atteggiamento ingenuamente ottimista. L'integrato crede che la società dei consumi abbia portato a una democratizzazione dell'arte e della cultura, rendendole accessibili a un pubblico più ampio. Il saggio di Eco è del 1964 e fotografa l'avvento del consumismo, l'influenza dei media, il nuovo conformismo. Comunque la si pensi, Eco fece capire che «tutto è politica» sviscerando il fumetto, la canzonetta, la pubblicità.

SENZA SPERANZE Nel 2008, il grande storico della scienza Paolo Rossi pubblicò un pamphlet spietato nonostante il titolo fosse Speranze (Il Mulino). Paolo Rossi distrugge la letteratura apocalittica, ovvero la letteratura delle previsioni catastrofiche fallite, del masochismo degli intellettuali, dell'impellente bisogno, che molti di loro manifestano, di «uscire dall'Occidente». Volano nomi grossi, Guido Ceronetti, Pietro Citati, Alberto Asor Rosa. Ma Rossi non è caritatevole neppure verso chi nutre smisurate speranze, ovvero chi straparla di immaginari paradisi collocati in un altrove geografico o ideologico, del mito dell'uomo nuovo, dell'utopismo come ideologia diffusa, della crescita di un aggressivo transumanesimo. Negli apocalittici e negli ottimisti si riscontrano due tendenze solo all'apparenza opposte: una sfiducia totale nella ragione; una fiducia totale nella ragione.

ECOCATASTROFE Il marxismo ha fallito. Ora tocca all'ambientalismo catastrofista, denunciato, tra i tanti, dal filosofo francese Pascal Bruckner ne Il fanatismo dell'Apocalisse (Guanda). L'ambientalismo apocalittico «rifiuta il capitalismo inventato da un Occidente predatore di popoli e distruttore della Terra». Il pianeta è il nuovo proletario da difendere a tutti i costi. «Ci sono due soluzioni: o muore il capitalismo o scompare la Terra Madre», ha detto il presidente boliviano Evo Morales nel 2009. Politica a parte, è agghiacciante la carrellata di esempi tratti dalla letteratura accademica in cui si professano idee contro la vita umana per salvare le carote e i conigli. La Terra è piccola, noi siamo troppi. Ecco trovata la soluzione per evitare la fine inevitabile se continuiamo in questo modo: la decrescita economica e demografica. Pazienza se decrescere significa, per alcuni Paesi, non quelli occidentali, presto o tardi la fame, anzi la morte di fame. La salvaguardia dell'ambiente «induce a denigrare tutto ciò che deriva dallo spirito imprenditoriale, dal gusto per la scoperta, soprattutto in ambito scientifico». Il diluvio universale di brutte notizie ci colpevolizza e ci spaventa. In altre parole, ci riduce a bambini «da spaventare per sottometterli meglio» e imporre, paradossalmente, altre abitudini di consumo, questa volta green. Per il nostro bene. E per il portafogli dei soliti noti.

LA BESTIA 666 Chi era Aleister Crowley? Un tossico fanfarone o l'autore delle opere di magia più importanti dai tempi del Rinascimento? Cos'è di preciso la magia, un antenato della scienza, un mezzo per piegare la natura al proprio volere o un insieme di trucchi per spennare gli allocchi? Senza ombra di dubbio, Crowley è stato una delle figure più influenti nella cultura del Novecento. C'è un filo nero che lega i nomi più disparati e non associati solitamente alla magia. Quel filo è Aleister Crowley. Può non essere piacevole scoprire che la Bestia 666, come Crowley si faceva chiamare, ha affascinato mezzo mondo. Ma è così. Non ripeteremo qui la biografia notissima di Crowley, che ebbe anche un capitolo significativo e disastroso, con un'atmosfera più malata che decadente, in Italia, a Cefalù. Benito Mussolini lo cacciò dal nostro Paese. Basterà piuttosto fare un elenco, per clamoroso difetto, di chi ha preso sul serio Crowley: Fernando Pessoa, Aldous Huxley, Timothy Leary, Christopher Isherwood, Colin Wilson, Ron Hubbard, David Bowie, Jim Morrison, Jimmy Page, i Beatles, i Rolling Stones, John Zorn, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, William Somerset Maugham. Il credo di Crowley aveva un solo articolo: «Fa' ciò che vuoi sarà l'unica legge». Con questo corollario: «Amore è la legge, amore sotto la volontà». «Fa' ciò che vuoi», più di un lasciapassare per ogni desiderio, è una formula che descrive il vero scopo della magia: piegare la natura ai voleri dell'uomo, attraverso rituali. Thelema è l'insieme delle teorie di Crowley e la magia sessuale è la sua applicazione più potente.

MUSICA DI METALLO Gli Iron Maiden sono tra i fondatori del genere musicale più veloce, aggressivo e rumoroso: l'heavy metal. Il disco con cui sfondarono era The Number of the Beast (1982). Il titolo è un riferimento al numero 666, menzionato nel Libro della Rivelazione della Bibbia. Nel brano omonimo, un imitatore di Vincent Price (quello vero costava troppo) recita un piccolo estratto dell'Apocalisse. Gli Aphrodite's Child, il gruppo del futuro premio Oscar Vangelis, nel 1972 pubblicarono 666, una rilettura in chiave hippie dell'Apocalisse. Il disco fu bloccato dalla casa discografica. All'uscita non ebbe un grande successo. Oggi è considerato un capolavoro ed è appena stato ristampato con numerosi inediti.

ROMANZO E FILM La letteratura, e il cinema, ispirati dall'Apocalisse, sono un capitolo troppo ampio. Quindi, un titolo, forse poco noto, per tutti: Il buio fuori (Einaudi) di Cormac McCarthy. Romanzo pubblicato nel 1968, è ben più apocalittico del celebre La strada. Un uomo forse innocente, forse colpevole di tutto è inseguito da strani cavalieri, che ricordano quelli dell'Apocalisse...

Però è proprio La strada, l'adattamento del romanzo di McCarthy, ad aver portato sul grande schermo, per la regia di John Hillcoat, la immagine più sconvolgente di una Apocalisse non meglio specificata, forse atomica, forse climatica, terribile ma con un filo di speranza.

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