Alfasud Sprint, la piccola sportiva di Giugiaro

L'Alfasud Sprint è stata una coupé sportiva che ha saputo cavalcare con destrezza gli anni Settanta e Ottanta, merito della matita di Giugiaro e delle doti stradali di assoluto livello

Alfasud Sprint, la piccola sportiva di Giugiaro

Innovare rispettando la tradizione. Quante volte abbiamo sentito espresso questo concetto, talvolta astratto e confuso. Nel 1976, l'Alfa Romeo ha in casa una macchina che è frutto di una vera e propria rivoluzione: l'Alfasud. La bella di Pomigliano d'Arco, pensata per dare anche una spinta all'occupazione del Meridione d'Italia, è diversa da tutte le vetture che dal 1910 hanno scritto le pagine di storia di questo Marchio. Il motivo? Perché ha uno schema tutto avanti, motore e trazione. Tra l'altro il propulsore è un piccolo gioiello di ingegneria e tecnica, un Boxer sofisticato e carismatico, che canta da dio. Ai piani alti degli uffici di Arese si pensa a una sportivetta che accompagni alla pensione la gloriosa Giulia GT Junior, per poi sostituirla sul mercato in modo degno. A questo punto nasce l'idea Alfasud Sprint, colei che porta innovazione rispettando la tradizione che, nella fattispecie, è quella delle sportive compatte che fu creata proprio dall'Alfa Romeo con la Giulietta Sprint di Bertone, nel 1954.

Porta la firma di Giugiaro

È il 21 settembre del 1976, in concomitanza della fine dell'estate, quando il mondo fa la conoscenza per la prima volta con l'Alfasud Sprint. Il luogo designato per ammirare dal vivo la vettura disegnata da Giorgetto Giugiaro è Baia Domizia, una bella località balneare in provincia di Caserta. La grande folla, tuttavia, ha l'opportunità di sfiorare, fotografare e toccare con mano la novità dell'Alfa in occasione del Salone di Torino dello stesso anno. Gli appassionati, fedeli al marchio, non si faranno attendere.

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La coupé compatta di Pomigliano condivendo lo stesso pianale dell'Alfasud berlina ne emula anche il passo, ma si allarga e allunga leggermente e, soprattutto, si abbassa verso terra. La sportività che emana, grazie alle sue linee affilate e spigolose, è verace. Il grande designer italiano regala alla pestifera due volumi del Biscione la tanto cara forma a cuneo, riprendendo quanto visto (nelle dovute proporzioni) con l'Alfetta GT. Dunque, davanti abbiamo il doppio proiettore circolare e dietro una coda tronca seducente. Un bel pacchetto di aggressività, senza rinunciare alla comodità garantita dai quattro posti e dalle due portiere d'ingresso abbastanza lunghe. Come anticipato, il primo periodo di commercializzazione vede l'Alfasud Sprint accompagnare per un certo momento l'antenata Giulia GT Junior, in una staffetta dal sapore olimpionico.

Terribilmente agile

Le doti di agilità e velocità, specialmente nel misto, rendono l'Alfasud Sprint un oggetto del desiderio. L'italiana è tanto snella quanto scattante, una teppista tra le curve ma anche un demonio nello scatto da fermo. Questo nonostante il motore originale fosse un piccolo 1.286 cc da 76 CV. Nel 1978, però, la batteria si allarga con altri due cuori da immettere nel petto della Sprint: un 1.351 cc da 79 CV e un 1.490 cc da 84 CV. Quest'ultimo viene particolarmente apprezzato nei mercati esteri, in cui si ricercano propulsori in grado di avere una fruibilità eccellente anche nelle lunghe tratte autostradali, e non soltanto in percorsi in cui a dominare sono le rotondità delle curve.

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Ad Arese capiscono che si può estrapolare ancora più potenza dal Boxer, così da regalare maggiore cattiveria all'Alfasud Sprint. Nel 1979 esordisce la versione Veloce, che con la motorizzazione 1.3 tocca gli 86 CV e con la 1.5 - addirittura - i 95 CV. C'è da divertirsi al volante di questa coupé compatta tutto pepe, che segue a pieno la filosofia tanto cara all'Alfa Romeo.

L'Alfasud Sprint diventa solo Sprint

Scocca il 1983, anno di rivoluzione in casa Alfa, che pensa bene di lanciare un'offensiva sul mercato tramite un rinnovamento di parte della sua gamma. La novità assoluta si chiama 33, una berlina due volumi e mezzo che è un'evoluzione diretta dell'Alfasud, che saluta tutti con oltre 1 milione di esemplari venduti (record assoluto per un modello del Biscione). Dunque, che fare della sua derivata Sprint? Beh, allungarle la vita e donarle una dimensione propria con il solo suffisso di Sprint. Nei listini Alfa, accanto alla 33, si affaccia la Sprint che non resta immutata nell'aspetto, tutt'altro. In comparazione con la versione originale, arrivano i fendinebbia di serie, una nuova caladra, un taglio diverso dei paraurti e uno spoiler posteriore molto dinamico. Anche la scocca viene rinsaldata e resa più robusta.

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Le iniezioni di freschezza non si limitano agli esterni e all'abitacolo, ma anche a ciò che si trova sotto al cofano. Ovviamente, il Boxer viene confermato, ma accresce nuovamente in potenza. Il 1.5, adesso destinato alla versione Quadrifoglio Verde, arriva a toccare i 105 CV. Tra l'altro, questo allestimento si distingue per uno stile inconfondibile, a partire dai cerchi in lega dal disegno dedicato, dai profili in verde dei paracolpi e dai poggiatesta a retina. La versione 1.3, invece, continua a resistere con sobrietà e cromature in abbondanza.

Gli ultimi anni

Con l'esordio della 33, anche la Sprint muta a livello meccanico, grazie all'innesto di sospensioni e freni anteriori non più del tipo entrobordo installati sui mozzi della ruota, e nella parte posteriore di freni a tamburo. Anche se il tempo passa, la linea della Sprint continua a piacere e ad avere la sua calda nicchia di estimatori. L'Alfa Romeo, alla luce dei buoni risultati, introduce via via degli aggiornamenti. Il più significativo di quest'ultima fase riguarda la Quadrifoglio Verde che guadagna il Boxer da 1.7 litri e 118 CV di potenza; il che significa che si possono toccare i 200 km/h di velocità massima. Per tenere viva l'attenzione nei mercati esteri, vengono proposte una lunghissima lista di serie speciali ed evocative, che riscuotono altrettanti successi. Quando siamo agli albori degli anni Novanta, il piccolo cuneo disegnato da Giugiaro vede finalmente il traguardo con 116.552 esemplari venduti.

Nel frattempo, quante cose sono cambiate, anche al timone della stessa azienda madre, che non è più una costola dell'IRI ma un brand della galassia Fiat. Per ritrovare un'erede - quasi - diretta della Sprint bisogna aspettare un bel po', almeno fino a quando non viene presentata la GT di inizio terzo millennio. Un cerchio che si chiude.

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