I punti chiave
Intorno ai giorni di Natale del 1972, viene presentata un po' in sordina, una spider decisamente insolita, almeno per il marchio che sfoggia sul cofano. La cornice per lo show che permette di visionare per la prima volta la sportivetta italiana è l'area naturale del Parco delle Madonie, in provincia di Palermo. Un momento di strana euforia, che in tanti rammentano, anche se sono trascorsi più di cinquant'anni da quello che di fatto fu l'esordio della Fiat X1/9. Un modello con un nome che è niente meno che una sigla di progetto, a testimonianza della sua originalità e per l'assenza di un'alternativa accattivante e adeguanta per un'anomalia nella storia del colosso torinese. Non a caso la gestazione di quest'auto è stata a dir poco tribolata.
Da Bertone a Fiat
Al Salone di Torino del 1969, la carrozzeria Bertone mette in bella mostra un progetto che riguarda una due posti secchi, firmata dal grande Marcello Gandini. Questa concept car prende il nome di Runabout e sottopelle ha l'umile telaio della brillante Autobianchi A112. L'idea di fondo che siede alla testa della Runabout è quella di arrivare a generare una sportiva a trazione posteriore, partendo da una piattaforma che muove le ruote anteriori, salvaguardando il portafoglio. Insomma, il riscontro del Salone piementose è oltre modo positivo, ma l'Autobianchi non è interessata a proseguire oltre.
Su consiglio di Giotto Bizzarrini, la Bertone dovrebbe attirare l'attenzione della Fiat per dare un futuro alla Runabout. Conquistare i favori del colosso torinese non è poi impresa difficile, perché la carrozzeria ha un canale privilegiato con l'azienda degli Agnelli, in più sta continuando a produrre la 850 Spider, che nel frattempo sta diventando sempre più arcaica. La base di partenza della concept firmata da Gandini, sembra l'ideale per sostiture la vecchia spiderina marchiata Fiat. La fortuna fa un balzo sorprendente e bacia la guancia della Bertone, quando un giorno si presenta inaspettatamente nei suoi stabilimenti l'avvocato Agnelli, che resta folgorato dal progetto Runabout. Dopo quell'incontro, la Fiat sposa la causa e passa alla fase successiva, propedeutica allo sviluppo in serie dell'innovativa Spider.
Imparentata con la Stratos
Gli ingegneri di Fiat si impegnano a trapiantare un motore trasversale sull'asse posteriore della futura sportivetta, in modo da bilanciare meglio le masse, dando forma a un oggetto dalla dinamica e dalle performance scintillanti. Per quanto riguarda il propulsore (1.3 da 75 CV) e la trasmissione, a spuntarla nel mezzo delle tante variabili, è il pacchetto che deriva dall'eccellente 128. Sul finire del 1972 le catene di montaggio sono pronte ad accogliere la X1/9, con la sua linea a cuneo e i due posti secchi con carrozzeria targa e tettuccio asportabile. La particolarità di questo veicolo così stravagante è che alcune delle sue componenti, come il telaio, sono imparentate con la Lancia Stratos, una supercar coi fiocchi e regina dei rally a metà anni Settanta. Rispetto alla fuoriserie di Lancia, la piccola Fiat ha una linea della carrozzeria più bassa, che obbliga ad aggiungere un coperchio appariscente sopra al motore, che diviene un altro dei suoi elementi unici.
Gli ultimi guizzi
Quello che all'inizio sembra un progetto di nicchia e, forse, di breve durata si rivelerà molto longevo. La X1/9 sarà protagonista sulle strade di tutto il mondo, comprese quelle del Nord America, per qualcosa come 18 anni rimanendo quasi uguale agli inizi. Nel '78 riceve un restyling che promette nuovi avvolgenti (e sporgenti) paraurti di stile americano e un coperchio motore più eccentrico, che rivela una cilindrata del propulsore accresciuta. Non a caso, in listino arriva un 1.5 da 85 CV abbinato a un cambio manuale a cinque velocità; questa versione prenderà il nome di "Five Speed". La Fiat adesso tocca velocità eccitanti, superando la soglia dei 180 km/h, merito di un peso che non sale sopra i 920 chilogrammi. In compenso, vengono migliorati e rifiniti con più cura anche gli interni.
Nel 1980 la Fiat toglie il proprio fregio dal cofano, per lasciare spazio soltanto a quello della Bertone. Il perché è presto detto, la carrozzeria piemontese dal quel momento si occupa in autonomia dell'assemblaggio e della finitura del modello nello stabilimento di Grugliasco. Questo va avanti per nove anni, infatti nel 1989 arriva il canto del cigno, la versione speciale "Gran Finale".
Un modo perfetto per salutare tutti gli automobilisti che l'hanno amata per così tanto tempo. Per un progetto di ripiego vendere 180.000 esemplari è un bel vanto, che riuscirà a pochissime altre spider nel globo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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