Roma - Se mi lasci non vale, se mi lasci non vale... Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ci scherza sopra. L'addio di Gianfranco Fini dal Pdl e la virata del Fli all'opposizione fa ormai parte del passato. Però nella cover cantata dal Cavaliere ieri sera a Palazzo Chigi c'è molto di vero. Il contrasto col presidente della Camera Gianfranco Fini si consuma a distanza. Con la pletora futurista che in parlamento affossa le stesse leggi che aveva presentato agli italiani in campagna elettorale; con i falchi finiani che nelle tribune televisive sparano a zero contro governo e maggioranza; con lo stesso Fini che rimanda a martedì la riunione della Giunta per il regolamento della Camera che deve decidere sulla richiesta di conflitto di attribuzioni sul Rubygate.
A Montecitorio la seduta della Giunta del regolamento si è conclusa in un nulla di fatto. Il motivo? Il protrarsi del dibattito tra i componenti. Così Fini ha deciso di aggiornarla a martedì prossimo. I componenti dell’organismo, che dovrà dare un parere sulla procedura da seguire per sollevare il conflitto di attribuzione contro il tribunale di Milano, devono terminare il dibattito e ci sono ancora degli iscritti a parlare. La maggioranza, spiega Giuseppe Calderisi del Pdl, ritiene che debba essere l’assemblea, dopo il voto favorevole di ieri in Giunta per le autorizzazioni, a pronunciarsi. Le opposizioni, invece, sottolinea Gianclaudio Bressa, insistono che la Camera non debba sollevare conflitto davanti alla Consulta perché il reato imputato al premier Berlusconi (concussione sulla Questura di Milano) non viene considerato di natura ministeriale.
Acquisito il secondo parere la terza carica dello Stato avrà due strade: decidere direttamente di sottoporre la richiesta di conflitto di attribuzione al voto dell’Aula, come chiesto dal Pdl e dal parere della Giunta approvato oggi; oppure seguire una consolidata prassi procedurale che, nel caso in cui si tratti di valutare se elevare o meno un conflitto da parte della Camera nei confronti di altro potere dello Stato, riconosce all’Ufficio di presidenza, dove però i numeri sono a favore dell’opposizione, un ruolo di "filtro". "La valutazione negativa operata da parte di tale organo ha condotto in passato alla mancata sottoposizione della questione all’Assemblea", spiegava Fini nella riunione del 2 marzo scorso. Anche se l’ultima parola spetta comunque al presidente della Camera.
Nel frattempo il processo va avanti. Ieri sera, subito dopo l'ok della Giunta per le autorizzazioni a procedere, il tribunale di Milano ha sbuto fatto sapere chele sedute non si fermano confermando la linea espressa dalla procura nei giorni scorsi. Qualora la Corte Costituzionale venga "investita" della questione del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, è stato infatti scandito, il processo a carico del premier non deve fermarsi.
Nel frattempo Berlusconi guarda futuro del governo. Alla cena di ieri sera a Palazzo Grazioli con la pattuglia dei deputati "responsabili" il Cavaliere non ha infatti parlato soltanto dell'allargamento della squadra e dei punti del programma da realizzare nella seconda parte della legislatura. Ma tra risate, battute e canzoni il premier ha anche lanciato una versione dedicata a Fini del notissimo pezzo anni Settanta Se mi lasci non vale.
Berlusconi ha riadattato le strofe del brano di Julio Iglesias all’ex alleato, ironizzando sull’addio di Fini al Pdl e alla maggioranza e inserendo un refrain sulla vicenda della Casa di Montecarlo ("lascia la casa, lasciala ad un altro...").- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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