Parla l'iraniano arrestato a Malpensa: "Non sono un terrorista". Chiesti i domiciliari

La decisione della procuratrice generale Francesca Nanni è attesa nei prossimi giorni. Il destino dell'ingegnere dei droni è legato a doppio filo alla giornalista Cecilia Sala

Parla l'iraniano arrestato a Malpensa: "Non sono un terrorista". Chiesti i domiciliari
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Importanti aggiornamenti sul caso di Mohammad Abedini Najafabadi, l'iraniano arrestato all'aeroporto di Malpensa su richiesta degli Stati Uniti lo scorso 16 dicembre. La Corte d'Appello di Milano ha trasmesso alla Procura Generale l'istanza di richiesta di arresti domiciliari depositata ieri dall'avvocato Alfredo De Francesco. La decisione della procuratrice generale Francesca Nanni, che sta studiando il caso, non arriverà oggi ma è attesa nei prossimi giorni. Nel dialogo con il suo difensore e con il console iraniano, il 38enne ha tenuto a ribadire: "Non sono un terrorista, sono stupito dalle accuse che mi muovono". Così, invece, l'avvocato all'uscita da Opera: "C'è attenzione alla sua persona in carcere, è stato un incontro positivo, gli ho anche comunicato dell'istanza per fargli avere i domiciliari".

Il destino di Mohammad Abedini Najafabadi è legato a doppio filo alla carcerazione in Iran della giornalista Cecilia Sala, rinchiusa da dodici giorni nel carcere di Evin. I domiciliari per Abedini rappresenterebbero una sorta di contropartita, di moneta di scambio che Teheran chiede per le trattative. Non è un mistero che l’eventuale concessione di una misura detentiva più blanda sarebbe letta come un segnale di apertura nei confronti della Repubblica islamica, assai interessata a salvaguardare il suo esperto di droni e sistemi militari.

Ingegnere dei droni, Abedini è attualmente detenuto nel carcere di Opera, dove è stato visitato dal suo legale in attesa della decisione sull'estradizione chiesta dagli Stati Uniti che lo accusano di "cospirazione per esportare componenti elettronici dagli Usa all'Iran in violazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni e di avere fornito supporto materiale al Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, considerate dagli Usa un'organizzazione terroristica, ritenuta responsabile della morte di tre militari statunitensi uccisi da un attacco con un drone su una base in Giordania".

Nell'istanza di richiesta di domiciliari, l'avvocato dell'iraniano ha posto l'accento sul fatto che non c'è il pericolo che il suo assistito fugga dall'Italia se dovessero essergli dati i domiciliari in un appartamento di Milano da lui indicato. Per il momento non ci sono novità sulla data dell'udienza, ma il difensore dell'uomo si è già detto disponibile a rinunciare ai termini, ossia a dare il suo parere favorevole a una dilazione dei tempi rispetto a quanto previsto dal codice. È però necessario che anche la Procura Generale faccia lo stesso, ma la sensazione è che non ci sia nessuna fretta di arrivare in tempi brevi alla discussione in aula sulle sorti dell'ingegnere.

Il Corriere della Sera rimarca che dall'istanza di domiciliari emerge inoltre che a farsi garante della certezza che Abedini non fuggirà è stata la rappresentanza diplomatica di Teheran. Secondo la difesa, questo elemento dovrebbe "tranquillizzare i giudici", già scottati dal precedente del russo Artem Uss, di cui sempre gli Usa chiedevano l'estradizione, che evase dai domiciliari.

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