
È partito oggi il processo per l’omicidio di Nada Cella. La decisione sull'inizio dell'iter era in sospeso, a causa di un'eccezione presentata dalla difesa dell'imputata come presunta responsabile del delitto Annalucia Cecere. La donna è stata sospettata a causa di testimonianze dell’epoca e per via di un bottone ritrovato sulla scena del crimine. L'eccezione però è stata ritenuta "manifestamente infondata", per cui si cominciano a sentire i testimoni: niente sospensione dunque.
Il legale di Cecere Andrea Vernazza aveva infatti sollevato una questione di legittimità costituzionale: a marzo 2024 la giudice Angela Nutini aveva prosciolto l’imputata ascrivendo gli elementi trovati come “sospetti” che non potrebbero “portare a formulare una ragionevole previsione di condanna”, per cui sarebbe “inutile il dibattimento”, dato che il quadro probatorio sarebbe stato “contraddittorio e insufficiente”. Successivamente la corte d’Appello ha rinviato Cecere a giudizio.
Nada Cella è stata aggredita il 6 maggio 1996 a Chiavari, mentre si trovava nello studio del commercialista Marco Soracco, presso il quale lavorava. La giovane segretaria, classe 1971, è morta dopo una corsa in ospedale, prima a Lavagna e poi a Genova. Era stata colpita alla testa e al pube da un corpo contundente mai individuato. Inizialmente si pensò a un incidente - tanto che la madre di Soracco, Marisa Bacchioni, ripulì le scale e il pianerottolo dell’ufficio. Questa mattina, all'inizio del processo, la sorella della vittima Daniela Cella ha paragonato la vicenda a una scala: “Come questa scala, un gradino alla volta andiamo avanti”.
Le indagini per omicidio furono archiviate nel 1998, dopo che fu sospettato e prosciolto lo stesso Soracco, che oggi insieme alla madre è giunto in aula come imputato per favoreggiamento e false dichiarazioni - ma la sua posizione e quella della madre sono state stralciate in relazione al favoreggiamento (le false dichiarazioni restano per il momento, perché saranno condizionate al risultato della sentenza su Cecere, e saranno quindi discusse in appello). Il nuovo fascicolo è stato riaperto nel 2021 grazie al lavoro della criminologa Antonella Pesce Delfino e dalla legale della famiglia Sabrina Franzone.
Cecere era stata presa in considerazione anche nelle primissime indagini. I carabinieri avevano infatti ricevuto alcune segnalazioni e la polizia aveva “sfiorato quella che oggi è l’imputata, ma dopo soli cinque giorni il pubblico ministero chiese l'archiviazione. Non risulta che il pm abbia informato la polizia di quanto raccolto dai carabinieri e della decisione di archiviare la Cecere". Lo ha spiegato Stefano Signoretti, all'epoca della riapertura delle indagini nel 2021 capo della squadra mobile di Genova. Signoretti ha inoltre aggiunto nella sua testimonianza: “Nel corso delle indagini è emersa una cosa molto chiara e cioè la difficoltà, in questo caso direi abnorme, di acquisire le informazioni. Abbiamo incontrato persone reticenti, direi che si è sfiorata l’omertà”. E ci sarebbe un'intercettazione in cui Soracco, parlando al telefono con il difensore durante le prime indagini e commentando un articolo che parlava della possibile responsabile del delitto come una donna misteriosa, alluderebbe al fatto che avrebbe potuto trattarsi di Cecere. Ma bisognerà attendere per capire se questa intercettazione sarà ammessa al processo e, nel caso, il suo contesto.
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Solo imputato presente in aula è il commercialista Soracco, che ha spiegato di ritenere corretto presenziare all’udienza: “Non sono contro il processo, voglio solo che sia fatta giustizia”, ha commentato. Il professionista ha poi aggiunto: “Io sulla scena del delitto? Si sono dette tante cose, sono sereno nonostante 29 anni di illazioni, pensate a come mi sento, la coscienza mi ha sempre aiutato ad affrontare tutto”.
È stata chiesta intanto, da parte della difesa di Cecere, composta dagli avvocati Gianni Roffo e Susanna Martini, l’esclusione dal processo di un’intercettazione telefonica. Si tratta della conversazione intercorsa tra Bacchioni e una donna rimasta anonima, che avrebbe riferito: “L’ho vista che andava via col motorino, l’ho vista tutta sporca che metteva tutto sotto la sella.
L’ho salutata e manco mi ha guardata. Le dico la verità. L’ho vista quindici giorni fa nel carruggio e non mi ha nemmeno guardata”. La richiesta è stata respinta dalla corte d'assise presieduta da Massimo Cusatti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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