Le formazioni pilifere, l'enzima e il giallo di Lilly Resinovich: "Indagateci tutti”

Nuovi indagati, vecchie intercettazioni e forse l’uso di un enzima: cosa manca ancora per risolvere il caso di Liliana Resinovich

Screen Quarto Grado
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Cosa dice e a cosa porterà la nuova perizia su Liliana Resinovich condotta dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo? Da quello che è trapelato, l’ipotesi più plausibile è che la donna scomparsa il 14 dicembre 2021 a Trieste e ritrovata cadavere tre settimane più tardi sia stata uccisa con “una asfissia meccanica esterna […] contestuale o immediatamente successiva all’applicazione di lesività di natura contusiva”. Il corpo presenterebbe infatti lesioni “asimmetriche”, incompatibili con una caduta, che conducono all’“avvenuto intervento di una terza persona”.

Il legale della famiglia Resinovich Nicodemo Gentile ha parlato a Quarto Grado di “tre elementi che possono incastrare l’assassino: tutte le persone che a quel tempo potevano avere problemi con Lilly, la scena del crimine distinguendo ciò che è funzionale al delitto e ciò che non lo è, la rivalutazione di tutto ciò che è patrimonio di intercettazione e che non è mai entrato nell’indagine neanche nella forma della trascrizione”.

Nella perizia figura anche il rinvenimento di formazioni pilifere estranee alla vittima - poiché con morfologia differente - e mai repertate prima: 7 sugli indumenti, 4 nei sacchetti di plastica che avvolgevano il volto di Resinovich e 5 nella zona pubica. La giudice Carmen Pugliese, presente in studio, ha commentato un probabile iter: “La prima cosa da fare a fronte della perizia, che è un capolavoro di precisione ed esaustività, è iscrivere delle persone nel registro degli indagati, ma non perché ritengo che ci siano elementi a loro carico, ma perché devo fare quel accertamenti tecnici che sono necessari a fronte delle formazioni pilifere che la Cattaneo trova”.

Si sa inoltre che Liliana Resinovich dovrebbe essere morta il 14 dicembre, nello specifico entro 4 ore dalla colazione, poiché nel suo stomaco sono state ritrovate delle uvette che la donna avrebbe consumato. E il corpo sarebbe stato sempre nel luogo del ritrovamento, ovvero il boschetto dell’ex ospedale psichiatrico giuliano.

Si sarebbe potuta eseguire inoltre una semplice analisi, molto utilizzata tra i Nas per capire se un alimento è stato conservato correttamente. “Un’indagine che poteva essere fatta - è un’indagine patrimonio della medicina legale da 20 anni - è la ricerca di un enzima con acronimo Scad, è un enzima che dimostra se un corpo da congelato è stato scongelato. Si poteva tentare anche in questa fase”, ha chiarito, interpellato dal programma di Rete 4 il medico legale Giuseppe Fortuni.

Le indagini quindi ricominciano da capo e la speranza è che si riesca a trovare l’assassino. “L’indagine deve essere ripresa da zero, saremo indagati tutti. Io per primo sono qua, non ho nessuna remora. Non può non venir fuori chi è stato.

Sarò qui finché Dio mi darà la forza di esserci”, ha concluso l’amico speciale della donna, Claudio Sterpin, che per primo si allarmò la mattina della scomparsa, dato che aveva un appuntamento con Liliana.

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