"Non mi sento colpevole, il problema è un altro". Cruciani e la lezione contro i femminicidi

L'unico responsabile della morte di Giulia Cecchettin è Filippo Turetta e l'assunzione di colpa degli uomini che chiedono scusa per lui è un esempio di patriarcato

"Non mi sento colpevole, il problema è un altro". Cruciani e la lezione contro i femminicidi
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Quanto si sta osservando nel Paese in questi giorni che seguono l'omicidio di Giulia Cecchettin desta preoccupazione sotto diversi aspetti. Le femministe integraliste che puntano il dito contro il "patriarcato" italiano come responsabile della morte della ragazza, senza rendersi conto (e questa è una delle rilevanze più gravi) stanno deresponsabilizzando il vero colpevole di questo cruento omicidio, ovvero Filippo Turetta. Addossando l'intera responsabilità alla società e alla politica si solleva moralmente l'autore dalle sua colpe e si ingenera un cortocircuito in cui chiunque commetta un reato efferato può trovare attenuanti al di fuori della sua sfera di volontà.

"Qui l'unico colpevole è Filippo Turetta, non è né il patriarcato, né l'educazione sessuale che non c'è, né gli uomini in quanto tali. Il colpevole è uno stronzo assassino maledetto che dovrebbe stare in galera tutta la vita", ha detto Giuseppe Cruciani durante un intervento effettuato durante la trasmissione La Zanzara. I modi sono quelli ben noti del conduttore radiofonico ma la sostanza è condivisibile nella misura in cui viene sottolineato che il reato di uno non può ricadere su tutti. Colpevolizzare tutti gli uomini bianchi e occidentali, come stanno facendo le femministe del nostro Paese guidate da Elena Cecchettin, sorella di Giulia, è sbagliato al pari di incolpare ogni straniero per i reati che compiono alcuni di loro. Ma sembra esserci uno sbilanciamento in questa equazione dalle parti dei progressisti.

Quando la sorella di Giulia, il cui dolore dev'essere rispettato e compreso, dice che "gli uomini devono fare un mea culpa, anche chi non ha mai torto un capello" e che "tutti gli uomini devono stare attenti", sbaglia. Come sbagliano gli uomini che chiedono scusa in nome di Filippo Turetta, perché anche questa, se si vuole seguire il flusso di pensiero del femminismo, che però pretende le scuse, è una sfumatura del patriarcato, di quel cameratismo maschile che vede gli uomini fare squadra e compattarsi, distribuendo le colpe di uno su tutti. "La vicenda è tragica ovviamente, ma ripetete con me: 'Io non mi sento colpevole, io non mi sento colpevole, io non mi sento colpevole, io in quanto uomo non mi sento colpevole!'. Io non mi sento colpevole di un emerito cazzo", ha detto ancora Cruciani nel suo intervento.

Forse, sarebbe stato più corretto e logico che, invece che chiedere scusa, mettendosi implicitamente all'interno di un gruppo di responsabilità, gli uomini si dissociassero da Turetta, prendendo le distanze da un assassino. Perché quanto fatto da lui non può e non dev'essere condiviso dagli altri, con un'ammissione di colpa. "Il vero problema è che in Italia c'è una marea di gente che ha ammazzato a coltellate, a pistolettate moglie e fidanzata ed oggi sono tutti liberi. Questo è il problema", ha concluso Cruciani, centrando una delle criticità del nostro Paese.

E l'esempio è quello recente di Dimitri Fricano, che ha ucciso la sua fidanzata con 57 coltellate appena sei anni fa, che per questo è stato condannato a 30 anni di carcere, e che ora è stato assegnato agli arresti domiciliari. Il motivo? È obeso e il suo stato di salute non è compatibile con la vita in cella. Ecco, questo è il problema.

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