Ricerca in agenzia del termine "machete": Parma: sale sul treno con machete e coltello, denunciato 46enne (8 ottobre); Ferito con machete a Roma, caccia a tre uomini (8 ottobre); Como: operazione anti droga nei boschi, 3 arresti, sequestrato 1,5 kg sostanze e alcuni machete (5 ottobre). Risultato simile con la parola "coltello". Napoli: sorpresi in metro con coltello e pugnali, denunciati 3 giovani (7 ottobre); Treviso: minaccia con coltello la compagna, allontamento e braccialetto elettronico (7 ottobre); Napoli: movida violenta, 16enne trovato con coltello a serramanico (6 ottobre). E potremmo andare avanti con l'elenco, tenendo conto anche di tutte le aggressioni e le rapine fatte utilizzando armi bianche per colpire o minacciare. Perché, contrariamente a quanto siamo abituati a credere, il mondo in cui viviamo è pericoloso. Non si tratta di essere paranoici, ma consapevoli. Homo homini lupus. L'uomo è un lupo per l'uomo. E la cronaca di tutti i giorni, purtroppo, è lì a ricordarcelo.
Come spiega Alberto Gallazzi - consulente di sicurezza, sia civile sia militare, in Italia e all’estero - durante The Joker - Vicious blade investigation che si è tenuta il 6 ottobre scorso: "Ignorance kills: l'ignoranza uccide" è il suo mantra. Perché la disattenzione e il non sapere possono fare la differenza. E, tendenzialmente, in peggio. "Ciò che dobbiamo fare è analizzare come agiscono i criminali per sapere ciò che accade intorno a noi e controllare lo spazio che ci circonda. Per loro i coltelli non sono armi, sono attrezzi. Un po' come per il macellaio, che è abituato a dare la morte e non ha problemi a farlo".
Viviamo quindi in un contesto ostile. "La vita non è un duello - afferma Gallazzi - La prima cosa da fare è frequentare dei corsi di primo soccorso per imparare a salvare vite". E, poi, osservare ciò che accade attorno a noi per raccogliere informazioni su chi abbiamo davanti e capire se può rappresentare una minaccia. Le mani sono un ottimo indicatore, per esempio. Dove sono? Cosa fanno? Sono nascoste? Così come le scarpe e i movimenti di chi abbiamo davanti. Oppure gli abiti, che possono occultare le armi e favorire così l'imboscata. "Dobbiamo essere bravi in tutto - prosegue Gallazzi, il "master" come lo chiama chi frequenta il mondo della sicurezza - senza puntare per forza all'eccellenza, ma ottimizzando le competenze, anche perché ci prepariamo a determinati scenari che, però, non si verificano mai nel modo in cui li abbiamo pensati. Ogni situazione è sempre irripetibile e imprevedibile".
Anche perché non siamo abituati alla violenza, mentre chi potrebbe aggredirci sì. Spesso i criminali sono cresciuti nella violenza e hanno fatto di essa la propria cifra. "Loro creano scontri a-sociali, ovvero senza regole", afferma Gallazzi. Si può diventare vittime per caso. Per sfiga. Ma ci sono anche alcuni fattori che possono renderci potenziali vittime. La stanchezza, per esempio: se ci addormentiamo in treno saremo sicuramente bersagli più facili da colpire. O l'isolamento. O la disattenzione (sì, si può camminare anche senza guardare lo schermo del proprio telefonino).
Oppure si può essere
consapevoli di ciò che c'è attorno a noi e prepararci. "Non serve fare chissà cosa. Qualsiasi sport che ci dia ossigeno va bene per iniziare. Ma forza e peso possono fare la differenza". Uniti alla conoscenza. L'ignoranza uccide.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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