Sebastiano e Claudio: chi sono i due uomini in lite del caso Resinovich

Nella vicenda della morte di Liliana Resinovich ci sono due uomini a piangerla, oltre alla famiglia d'origine: il marito Sebastiano Visintin e il sedicente amante Claudio Sterpin

Sebastiano e Claudio: chi sono i due uomini in lite del caso Resinovich

Nel caso della scomparsa e della morte di Liliana Resinovich ci sono due uomini che l’opinione pubblica ha conosciuto nel tempo, da quel 14 dicembre 2021, quando la donna fece perdere traccia di sé. Si tratta di due uomini mai indagati, uno dei quali ha anche un alibi inattaccabile per quella mattina. La donna venne ritrovata cadavere tre settimane più tardi nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Nei prossimi giorni la procura si pronuncerà sulla richiesta di archiviazione per suicidio e le opposizioni presentate dai famigliari: il fratello Sergio Resinovich seguito in quanto parte civile dall'avvocato Nicodemo Gentile, la nipote Veronica Resinovich, il marito Sebastiano Visintin.

Chi è Sebastiano Visintin

Sebastiano Visintin ha 73 anni, è un fotografo in pensione e il vedovo di Liliana Resinovich. I due si sono amati per 30 anni e l’uomo ha testimoniato la loro relazione in tantissimi scatti e filmati: la coppia era infatti appassionata di viaggi e sport all’aria aperta. Pare che la loro relazione sia stata contrastata dalla famiglia di lei, ma alla fine i due si sono sposati ugualmente.

L'ultima foto di Liliana Resinovich
Screen "Chi l'ha visto?"

Visintin ha un alibi per il giorno della scomparsa: stava effettuando dei giri di consegna, perché per arrotondare la pensione si dedicava all’affilatura di coltelli per alcuni esercenti della zona. Il marito ha raccontato degli ultimi attimi con Lilly Resinovich: i due avrebbero fatto colazione e lei sarebbe rimasta in casa, in attesa di uscire, per poi salutarsi dalla finestra con due peluche, una routine romantica che pare condividessero da sempre. Dopo di lui, la donna è stata vista da una fruttivendola e dall’occhio di alcune telecamere di sorveglianza poste nelle vie triestine.

Chi è Claudio Sterpin

Claudio Sterpin, 83 anni, è un ex maratoneta. Dal giorno della scomparsa, afferma di essere l’amante di Liliana Resinovich. L’uomo, che ha mostrato in tv e agli inquirenti i messaggi criptici scambiati con la scomparsa, aveva avuto da giovane una relazione con lei e da alcuni mesi sarebbe tornato a frequentarla, ufficialmente per un aiuto in casa, segretamente, stando al suo racconto, in qualità di nuovo futuro compagno.

Sterpin ha infatti affermato più volte che Resinovich sarebbe stata in procinto di lasciare il marito, al quale avrebbe anche cercato una nuova abitazione. La ricerca di una casa e delle informazioni sul divorzio furono rintracciate dagli inquirenti nelle parole digitate su Google dalla donna sui suoi smartphone. Tuttavia il marito smentisce, dicendo che Resinovich volesse cercare una casa più grande per loro due, eventualità confermata da un’amica che le rispose: “Cosa te ne fai di una casa più grande? Goditi la pensione”.

Liliana Resinovich in piazzale Gioberti
Screen "Chi l'ha visto?"

Claudio Sterpin ha esposto una serie di teorie su cosa potrebbe essere accaduto alla donna che amava, parlando anche della presenza di un presunto sicario. Che Resinovich possa essere stata bersaglio di violenza è l’ipotesi che ricorre nell’opposizione dei famigliari: il volto della donna era tumefatto e presentava versamenti di sangue, sebbene gli inquirenti abbiano liquidato il tutto, per il momento, legandolo a una caduta contro un albero. Inoltre Sterpin ha annoverato alcuni luoghi che sarebbero stati il loro “nido d’amore”: la sede di un’associazione sportiva, una soffitta e una cantina nel centro di Trieste.

Infine Sterpin è stata l’ultima persona, come evidenziato dai tabulati telefonici, a parlare con Resinovich. L’uomo ha raccontato che quella mattina si sarebbero dovuti incontrare per il consueto aiuto in casa, ma lei chiamò per dire che avrebbe fatto tardi: sarebbe dovuta passare di un negozio di telefonia, al quale però non è mai arrivata.

Perché il suicidio non sembra una possibilità

Il ritrovamento del corpo di Liliana Resinovich

In molti casi di cronaca nera torna utile l’autopsia psicologica, che cerca di spiegare lo stato d’animo di una persona per capire che si è tolta la vita. Nelle ultime immagini, Liliana Resinovich appare triste e Visintin ha spiegato che ogni tanto la donna avesse l’abitudine di andare a stendersi sul letto. Sterpin ha anche parlato in passato di come Resinovich gli avesse esposto una teoria sul suicidio: la donna avrebbe affermato che, a suo avviso, il suicidio non avrebbe dovuto essere plateale, ma effettuato in camera da letto, con dei farmaci. Eppure è proprio la platealità del ritrovamento, la non spiegazione fornita sulle lesioni, i sacchi neri su cui non ci sono impronte, neppure della scomparsa, a remare contro l’ipotesi di suicidio.

E l’impossibilità a eseguire un’autopsia psicologica: le foto non possono essere una prova di cosa lei pensasse o sentisse. Le affermazioni sulla personalità di Resinovich fornite dai famigliari e da Sterpin sono infatti in qualche modo contrastanti. Da un lato c’è chi parla di una donna remissiva, tranquilla, dall’altro chi parla di una donna fortemente volitiva, che aveva scelto di studiare e lavorare per essere indipendente, e che aveva scelto di sposare un uomo sgradito dalla famiglia. Per questo l’opinione pubblica ritiene il suicidio un’ipotesi davvero remota e sono in tanti a sperare che si faccia luce su questa morte al momento inspiegabile.

Perché le relazioni potrebbero far pensare al suicidio

Ricostruzione volto Liliana Resinovich
Screen ricostruzione "Chi l'ha visto?"

Nelle opposizioni viene chiesto anche di far luce sulle relazioni della donna con i vari attori del caso: è utile o porta verso l’ipotesi suicidiaria? La possibilità che Resinovich fosse divisa tra due uomini e che la donna potesse essere lacerata nell’intimo ha dato adito all’opinione pubblica di pensare che in effetti si sia suicidata.

Ma le prove di quest’ipotesi non ci sono, anzi i fatti, soprattutto quelli inerenti al ritrovamento del corpo, conducono alla speranza di una proroga delle indagini. In attesa della decisione della procura di Trieste in tanti chiedono a gran voce verità e, nel caso ci sia stata violenza sulla donna, giustizia.

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