Tre proiettili hanno centrato l'addome, uno la spalla. La famiglia Mugnai, intanto, è rimasta di fatto senza casa: i colpi assestati con l'escavatore ne avrebbero minato la struttura e c'è il serio rischio che non torni mai più agibile. Questi gli ultimissimi sviluppi della tragedia di Arezzo che ha portato nei giorni scorsi alla morte del cinquantanovenne albanese Gezim Dodoli e all'iniziale arresto dell'artigiano di 53 anni Sandro Mugnai. Nei confronti di quest'ultimo (incensurato) è caduta l'accusa di omicidio volontario, tant'è che dopo tre giorni trascorsi in carcere ha già avuto la possibilità di tornare dai suoi cari. Questo perchè il gip del tribunale di Arezzo ha nei fatti ravvisato un caso di legittima difesa e proprio per questo l'archiviazione resta (ad oggi) la pista più concreta, anche se in questo caso l'ultima parola spetta al pubblico ministero sulla base degli indizi già raccolti e di quelli che stanno via via emergendo.
Intanto, ieri all'ospedale Le Scotte di Siena si è svolto l'autopsia sulla salma: Gezim è stato colpito quattro volte, ma anche l'esame autoptico ha confermato come l'artigiano aretino abbia esploso un primo colpo a terra, per indurre (invano) l'ex-amico a desistere dal suo intento. Gli investigatori hanno, com'è ormai noto, ricostruito a grandi linee la dinamica dei fatti: lo straniero sarebbe salito su una ruspa ed utilizzando la benna avrebbe prima danneggiato le auto del vicino, per poi colpire le pareti esterne dell'immobile. In quel momento, la famiglia Mugnai si trovava all'interno dell'edificio e un colpo particolarmente deciso avrebbe minato la solidità del tetto, rischiando seriamente di far crollare tutto e di uccidere quindi i presenti. Mugnai avrebbe cercato di convincere Dodoli a fermarsi, poi avrebbe imbracciato la carabina detenuta per la caccia al cinghiale e sparato una prima volta a terra a scopo dimostrativo. Solo dopo essersi reso conto che il suo gesto non aveva sortito alcun effetto, avrebbe esploso altri colpi verso l'uomo, uccidendolo.
Per i risultati definitivi dell’esame di medicina legale occorreranno almeno tre mesi, mentre (stando a quanto riportato dal quotidiano La Nazione) dopodomani sarà eseguita la perizia balistica sull'arma. Anche sulla base di quest'ultima il pm deciderà se archiviare il tutto o proseguire, per eventuale eccesso di legittima difesa. Anche se a favore di Mugnai c'è anche il fatto che quella sera il cinquantatreenne, prima di aprire il fuoco, chiamò sia il 112 che il 113, prima che gli eventi precipitassero rapidamente.
C'è infine il discorso legato alla casa colonica in cui viveva il nucleo familiare: è probabile che i Mugnai non possano mai più tornarci a causa dei danni, anche se saranno i prossimi sopralluoghi tecnici a dare il verdetto definitivo. Anche per questo i residenti della frazione di San Polo hanno lanciato una colletta a loro favore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.