Benedetto XVI non ha messo di scrivere. Lo aveva già fatto intendere un cardinale poco tempo fa. "Ratzinger scrive ancora e potrebbe riservarci sorprese" aveva scandito il porporato canadese Marc Ouellet.
Nessuna "sorpresa", appunto, per chi è solito seguire le notizie che riguardano il Papa emerito. Almeno per quel poco che ci è dato sapere della sua attività intellettuale presso il monastero Mater Ecclesiae. C'è sempre il "mistero" attorno al libro scritto a quattro mani con Papa Francesco che potrebbe uscire a settembre. Per ora abbiamo solo un titolo (Caro Francesco, caro Benedetto) e una deduzione da confermare.
Certo è che ogni volta che viene pubblicato un testo di Joseph Ratzinger si muove qualcosa in termini di critiche. Specie dalle parti del progressismo. "Non penso sia molto saggio per un ‘Papa emerito’ pubblicare su riviste accademiche nuovi saggi su delicate questioni teologiche". A scriverlo su Twitter, come riportato da Il Foglio, è stato lo storico del cristianesimo Massimo Fagioli. All'epoca della bufera sollevata dalla lettera "tagliata" sugli undici "piccoli volumi" riguardanti la teologia di Papa Francesco, qualcuno si era spinto a dire che Benedetto XVI aveva "rotto" la promessa di silenzio fatta ai tempi della rinuncia.
Come a dire che, essendosi ritirato, il "mite professore" di Tubinga avrebbe perso il diritto di parlare in pubblico. Pare che in quella circostanza, però, fossero stati i vertici del Vaticano a optare per la lettura del testo che stroncava la presenza tra gli autori della raccolta di almeno due teologi considerati "ostili" all'ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
L'ultima fatica di Benedetto XVI è relativa al dialogo tra la religione ebraica e quella cattolica. Il tutto è stato pubblicato sulla rivista Communio. Il focus, nel particolare, è incentrato sulla cosiddetta "teologia della sostituzione", chiamata anche "supersessionismo". La Chiesa, questa la tesi sotenuta da Ratzinger, non ha sostituto Israele nel piano di salvezza orchestrato da Dio. Gli ebrei, affermano i promotori di questa teologia, sono stati messi da parte da Dio dopo che hanno rifiutato Gesù Cristo. Sostituiti, nella loro missione salvifica, dai cattolici.
Ecco, Benedetto XVI afferma che questa considerazione "non è mai esisistita" e che il popolo ebraico "si trova in una condizione speciale e come tale deve essere riconosciuto dalla Chiesa". L'allenza tra Dio e gli ebrei, per il Papa emerito, non è mai stata sciolta.Nessuno, mentre scriviamo, è nella condizione di dichiarare con certezza che in futuro Benedetto XVI non riserverà altre "sorprese".
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