Altri soldi, questa volta probabilmente nascosti all'interno dell'automobile della sua fidanzata. Ad alcuni mesi dalla sua morte, ancora non si sono chiariti i contorni dell'omicidio di Luca Sacchi, ucciso con un colpo di pistola alla testa a Roma il 23 ottobre. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, ci sarebbe, infatti, altro denaro, oltre a quello nascosto nello zaino di Anastasiya Kylemnyk, e il sospetto degli inquirenti è che quel denaro fosse all'interno della macchina della giovane. Auto che Giovanni Princi ha spostato velocemente mentre Sacchi, suo amico, era in fin di vita in ospedale.
L'urgenza di Princi
In base a quanto riportato dal quotidiano, la notte del 23 ottobre scorso, dopo che Valerio Del Grosso aveva sparato in testa a Sacchi per sottrarre alla fidanzata uno zaino pieno di banconote, Princi avrebbe avuto un'unica preoccupazione: spostare l'automobile della giovane. Pensiero talmente fisso da chiedere a un amico di accompagnarlo davanti al pub John Cabot, all'Appio Tuscolano, dove era ubicato il mezzo della ragazza.
La trattativa e i soldi
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la sera dell'omicidio ci sarebbe stata una trattativa per la compravendita di 15 chili di marijuana (operazione condotta da Princi e dalla fidanzata di Sacchi, per l'accusa) con i due spacciatori di San Basilio, ora in carcere con l'accusa di omicidio, insieme a Marcello De Propris. La cifra pattuista per lo scambio era 70mila euro in contanti. I soldi, che si trovavano nello zaino della ragazza, avrebbero allettato Del Grosso che, in seguito, avrebbe deciso di derubare gli acquirenti senza consegnare loro la droga. Uno scambio diventato rapina e finito nell'uccisione del ragazzo.
La tesi della procura
E adesso, la procura ha il sospetto che all'interno dello zaino della giovane si trovasse soltanto una parte di denaro, perché il resto poteva essere nella sua macchina, prontamente spostata da Princi mentre il fidanzato agonizzava in ospedale San Giovanni, nella capitale. Una ricostruzione condivisa dal tribunale del Riesame, che lo scorso dicembre ha confermato le misure cautelari a carico di Princi (ora in carcere) e di Kylemnyk, che ha l'obbligo di firma. Entrambi, infatti, sono accusati di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio.
Le menzogne di Anastasia
In base a quanto riportato dal quotidiano, la fidanzata di Sacchi, il giorno dell'omicidio, avrebbe mentito quando ha sporto denuncia, sostenendo di essere stata vittima di una rapina e omettendo tutte le questioni legate alla droga. In quella circostanza, avrebbe raccontato di essere arrivata al John Cabot, luogo dell'appuntamento con gli spacciatori, a piedi, quando in realtà, la ragazza sarebbe arrivata con la macchina. La sua versione non convinse nemmeno il giudice per le indagini preliminari, quando la 25enne si sottopose all'interrogatorio di garanzia.
La seconda versione di Anastasia
In quella sede, la giovane aveva dichiarato che Princi le aveva chiesto di tenere una busta dentro allo zaino e di non sapere che al suo interno ci fosse il denaro. Quando le è stato chiesto di spiegare come mai Princi avesse le chiavi della sua macchina, la giovane avrebbe risposto: "Ho lasciato lo zaino, Giovanni mi ha chiesto anche le chiavi, mi ha detto: 'Casomai dopo poggio la busta lì dentro'". Princi avrebbe riportato in ospedale, la notte dell'omicidio, le chiavi della macchina, "dopo avere spostato il veicolo dal luogo in cui era parcheggiato". I giudici, in queste ore, sottolineano che "non è affatto casuale che di tale incombenza si fosse occupato proprio Princi".
La testimonianza fondamentale
Adesso è stata considerata fondamentale la testimonianza di Marco Lico, un amico di Sacchi. In ospedale, al termine dell'operazione per cercare di salvare la vita al ragazzo colpito alla testa, Princi gli avrebbe chiesto di accompagnarlo a recuperare l'auto. Erano andati con la Panda di Sacchi fino al pub: "Io ho guidato la Panda e Giovanni ha preso la macchina di Anastasia. Mi ha detto di seguirlo nel punto in cui lui avesse acceso le quattro frecce, io mi sarei dovuto fermare ad attenderlo lì. Ho seguito l'auto fino a metà di viale Amelia, poco prima dell'incrocio con via Gubbio, dove lui ha acceso le quattro frecce e, come concordato, mi sono fermato. Dieci minuti o un quarto d'ora dopo, Giovanni, sempre in auto, mi ha raggiunto in viale Amelia, mi ha detto di seguirlo per fumare una sigaretta. Dopo pochi minuti abbiamo ripreso le rispettive autovetture e siamo andati all'ospedale San Giovanni".
Il dettaglio sospetto
Il Riesame ha sottolineato come risulti, in maniera evidente, "il lungo lasso di tempo (dieci minuti o un quarto d'ora) nel quale Princi si è allontanato da solo con l'auto della Kylemnyk".
Un dettaglio considerato sospetto: "In assenza di plausibili e lecite spiegazioni, è ragionevole ritenere che nell'auto con cui la Kylemnyk era giunta al pub quella sera ci fosse qualcosa da occultare con assoluta urgenza, verosimilmente la restante somma di denaro, oltre a quella occultata nello zaino della Kylemnyk, destinata ai fornitori".
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