"Ci state ammazzando": il dramma di chi non può riaprire

Diversi esercenti titolari di bar e ristoranti di Sanremo hanno appeso un drappo nero fuori dal locale, per celebrare il simbolico funerale della propria attività. "A queste condizioni è impossibile riaprire", è il grido unanime della categoria

"Ci state ammazzando": il dramma di chi non può riaprire

La cerimonia del "drappo nero", a Sanremo, ha sempre avuto un significato positivo. Era infatti usanza stenderlo sul "tavolo verde" del Casinò appena sbancato dal cliente con una grossa vincita alla roulette o al black jack. Ora, invece, la situazione è ben diversa. La casa da gioco è chiusa e decine di esercenti di Sanremo, titolari di bar e ristoranti hanno utilizzato il drappo nero per celebrare il simbolico funerale della proprie attività, vessate dalle disposizioni governative che rendono impossibile la riapertura per il 18 maggio.

Nel mirino ci sono la mancanza di aiuti economici, le spese troppo alte e soprattutto il distanziamento sociale che affosserà diversi locali della Riviera ligure di Ponente. "A queste condizioni è impossibile riaprire - afferma Gualtiero Maragni del Morgana Club -. Ad oggi non abbiamo ricevuto ancora alcun aiuto, la maggior parte dei nostri dipendenti non ha ancora recepito la cassa integrazione e con le regole che si prospettano è impossibile mantenere un livello normale".

Su un fatto sono tutti d'accordo ovvero i costi resteranno invariati, mentre gli incassi crolleranno dal settanta all'ottanta per cento. Ma a preoccupare c'è anche un altro fattore: "Siamo stati tagliati fuori dai flussi turistici - ancora Maragni -. L'Europa pensa di riaprire soprattutto sulla Croazia. Le frontiere e le regioni sono chiuse e dobbiamo solo contare sul mercato interno, ma non è sufficiente. Ad ora non crediamo di aprire, sicuramente non per il 18 maggio".

Della stessa opinione è anche Gisella Sartore, titolare del ristorante "Vela d'Oro", situato proprio dietro al teatro Ariston, nella centralissima via Gaudio: "Questa è la seconda morte, con tutto rispetto per i decessi che ci sono stati in questi mesi, ora però è la fine delle nostre attività. Con le norme imposte abbiamo una capienza di cinque o sei persone, con la responsabilità dei sette dipendenti, sette dei quali sono in sala". Un mantra, insomma, che continua a risuonare per le vie di Sanremo e di tutta Italia.

"A queste condizioni le nostre piccole aziende non possono ripartire - afferma Valerio Vadini, titolare del "Bistrot 21", di piazza Bresca, il quartiere della movida di Sanremo -. In Liguria i locali sono piccolissimi non possono valere le disposizioni nazionali, servono agevolazioni".

A fargli eco è Nicò, storico ristoratore: "La situazione è troppo a rischio e siamo a un passo dal burrone. Molta gente è disperata e per non precipitare, servono regole ben precise. Se dobbiamo aprire con spazi sbagliati, allora non c'è la ripartenza, ma un disastro e noi vogliamo evitarlo".

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