Immaginate uno sciame di furgoni che ogni notte si presenta davanti alle edicole e ruba tutti i quotidiani, moltiplicate poi le copie per un numero che tende all'infinito, non c'è alcun dubbio che questa attività giornaliera non sia solo un furto, ma una sorta di associazione a delinquere senza sosta. Nessuno però sembra vederla. Nessuno si preoccupa.
La pratica è scontata, come un'abitudine che non fa male. Cosa vuoi che sia? I ladri di giornali non si vergognano. Non si sentono fuorilegge, perché rubare quella roba lì mica è peccato. È merce che si gira gratis e tanti addirittura si vantano di leggere i quotidiani senza pagare e invitano gli amici degli amici ad approfittarne. L'aspetto più grottesco, e diseducativo, è che spesso a dare le chiavi dell'edicola ci siano in prima fila deputati e senatori, che godono del diritto di «mazzetta», reale e virtuale, di giornali. È forse l'unico caso in cui sentono il bisogno di condividere il privilegio a largo raggio. Lo fanno con insana allegria e non sono i soli.
La stessa generosità contagia ministeri, ordini professionali, grandi aziende, accademie universitarie, pirati di professione e perfino giornalisti incoscienti o autolesionisti. Tutti pronti a regalare le chiavi al primo che passa. L'alibi morale è che non stanno rubando milioni di copie di quotidiani di carta. È tutto virtuale, evanescente. Che male c'è a scambiarsi i giornali via Telegram o WhatsApp? È come svaligiare l'edicola, anzi peggio, perché il furto è esponenziale. L'occasione tecnologica fa l'uomo ladro, ma sempre malfattore è. C'è poi la radicata convinzione che l'informazione senza carta sia gratis. La posso prendere quando e come voglio senza preoccuparmi di pagare dazio, anzi l'idea di sborsare una manciata di centesimi procura un certo fastidio.
È quello che è successo con gran parte della proprietà intellettuale. Ti scarichi le canzoni, i film, i romanzi e le dirette delle partite di calcio. Basta avere la password o conoscere un sito che spaccia tutto questo gratis. Solo che per la musica, il cinema, i libri e i diritti sportivi più di qualcosa è stato fatto. Non si può azzerare la pirateria ma almeno ci si è posto il problema e sono state trovate soluzioni. C'è il rischio penale e una quota di sanzione sociale.
Non c'è la corsa a vantarsene. Il risultato è scarnificare un mercato già povero. L'ipocrisia è parlare del ruolo fondamentale della stampa e poi dissanguarla con milioni di parassiti. Ecco, davvero, come muore una democrazia.
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