Giuseppe Verdi versione trans: polemica sul teatro Regio di Parma

Una locandina con il maestro Verdi in gonnella (e con il seno) ha scatenato la reazione dei senatori della Lega contro il teatro Regio di Parma

Giuseppe Verdi versione trans: polemica sul teatro Regio di Parma

Ha sollevato un caso la locandina utilizzata per promuovere su Facebook un evento collaterale al festival Verdi di Parma. In occasione delle prove dello spettacolo Un ballo in maschera, in scena al teatro Regio per la regia di Jacopo Spirei e che verrà trasmesso il prossimo 14 ottobre su Rai5. A sollevare un polverone è stata l'idea di raffigurare il maestro Giuseppe Verdi in abiti queer, con tanto di gonna e giacca avvitata che mette in evidenza il seno. Un'immagine di uno dei più grandi compositori del nostro Paese che non è piaciuta a tutti e che è finita al centro di una grossa polemica nella città emiliana.

Nelle intenzioni del teatro Regio di Parma, che l'ha pubblicata sul suo profilo ufficiale, c'era l'idea di invitare i partecipanti a vestirsi nel modo in cui si fossero sentiti maggiormente rappresentati. L'evento in questione è aperto solamente agli under 30 e si terrà questa sera a partire dalle ore 20. "In occasione della prova dell'opera Un ballo in maschera dedicata agli under 30, una serata a teatro nel segno della libera espressione di sé, lasciando fuori pregiudizi, stereotipi e convenzioni, partendo dal progetto di Graham Vick, portato in scena da Jacopo Spirei, che affronta il tema dell'identità di genere e del travestimento", si legge nel post. Quindi, il post indica il dress code: "Vestiti nel modo che più ti rappresenta o che rappresenta quella parte di te che generalmente resta nascosta e vivi le emozioni di una notte unica al Teatro Regio di Parma".

Si potrebbe dire che questa illustrata nella locandina, basandosi su quanto scritto nel post, fosse la parte "che generalmente resta nascosta" di Giuseppe Verdi. Una versione del Maestro che, come riporta La Nazione, non è piaciuta a Maria Gabriella Saponara e Maurizio Campari, senatori parmensi della Lega: "Ce lo saremmo risparmiato, ma oggi ogni cosa viene piegata al nuovo conformismo ideologico Lgbt che si vuole imporre a tutto il Paese. Anche la cultura e la tradizione vengono strumentalizzate per farne propaganda". Per i due senatori si tratterebbe "di un piccolo Pride all'interno del festival Verdi: un utilizzo strumentale a fini meramente ideologici davvero inaccettabile". Da qui parte l'interrogazione al ministero della Cultura, "per sapere che iniziative intenda assumere per far cessare quest'utilizzo improprio dell'immagine del Maestro Verdi".

Pronta la replica di Anna Maria Meo, direttore generale del teatro Regio di Parma e direttore artistico del festival Verdi: "La Queer night vuole rendere omaggio alla modernità di Verdi, che è sempre stato uomo e artista precursore dei tempi, anticonformista per eccellenza, come dimostrano le sue scelte di vita e le pesanti censure subite sul piano artistico e sul piano personale". Quindi, la direttrice prosegue spiegando che la versione di Ballo in maschera presentata al festival Verdi è "ambientata in Svezia alla corte di Gustavo III, così come originariamente concepita per il debutto a Roma, prima che i censori pontifici intervenissero con pesanti cambiamenti da cui è derivata la trasposizione della vicenda nella Boston coloniale, senza che alcun esplicito riferimento alla omosessualità del sovrano fosse possibile".

Anna Maria Meo ha sottolineato che l'evento è anche un modo per "allargare i confini del Festival e coinvolgere le comunità più giovani e che frequentano meno l'opera lirica".

Federico Pizzarotti, sindaco di Parma e presidente della fondazione teatro Regio, ha parlato di "soliti deliri della Lega", accusando i suoi esponenti di non cooscere "il senso della libertà e la bellezza, senza gabbie, dell'arte".

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