Lara Comi: "Ho vinto la causa ma il mio stalker è in libertà. Lotterò per una legge europea"

Preoccupano i recenti casi di molestie e violenze sui treni e nelle stazioni. Forse la punta di un iceberg nascosto. Lara Comi: "Porto la mia battaglia in Europa"

Lara Comi: "Ho vinto la causa ma il mio stalker è in libertà. Lotterò per una legge europea"

Preoccupano i recenti casi di molestie e violenze sui treni e nelle stazioni. Forse la punta di un iceberg nascosto. Dopo il recente caso della 16nne approcciata sul treno e oggetto di violenze a Saronno Sud, abbiamo sentito Lara Comi, la parlamentare Europea che ha “vinto” ma non ancora concluso un doloroso iter che ha portato alla condanna per stalking del suo persecutore, ha risposto ad alcune domande su questo delicato tema.

Come ci si sente adessere realmente perseguitate e come ha influito questa triste esperienza sulla sua condotta di vita e sulle sue abitudini?

“Triste esperienza, sì, perché la persecuzione fa vivere male. Non ci si sente mai abbastanza al sicuro, si ha sempre la sensazione di poter essere raggiunte dallo stalker, non si sa mai fin dove si possa spingere. È un'esperienza che ti cambia: io ho dovuto cambiare casa, ad esempio, ho dovuto rinunciare al mio numero di telefono personale che avevo dai tempi delle scuole superiori. E ho dovuto anche cambiare il mio modo di fare politica: non posso più annunciare in anticipo gli eventi e le manifestazioni pubbliche a cui partecipo, e per chi come me deve andare in cerca di preferenze è un danno incalcolabile, visto che non sono più accessibile ai miei elettori come lo ero fino alla scorsa campagna elettorale”.

La cosa che ha sempre lasciato attoniti è che l’uomo che l’ha perseguitata afferma ancora oggi che si trattasse di “amore”. Ma dove finisce il corteggiamento e inizia lo stalking?

“Lo stalking inizia quando non si rispetta l'altro, quando non si rispetta un diniego fermo e definitivo. Se una donna respinge un'avance, ha il diritto di essere lasciata in pace. Punto”.

Dopo la conclusione della vicenda che per anni si è trovata costretta a subire, quali consigli si sentirebbe di dare alle giovani donne che devono fare i conti con lo stalking?

“L'unico consiglio che mi sento di dare è quello di denunciare, denunciare, denunciare. Subito, senza aspettare inutilmente. Io stessa ho sottovalutato inizialmente il problema, in un caso precedente a quello della recente sentenza, pensando che tutto sommato non meritasse troppa attenzione. Invece bisogna denunciare subito, prima che lo stalker possa diventare un pericolo e un incubo. Però mi permetta di correggerla quando parla di “conclusione della vicenda”: io mi trovo di fronte alla conclusione di una fase di un iter processuale, ma lo stalker che mi ha perseguitato è tuttora in libertà, con la condanna ha solo un obbligo di dimora oltre che un provvedimento di restrizione, quindi potrebbe da un momento all'altro tornare ad agire.

E paradossalmente, non essendoci ancora una norma europea che rende automatica l’estensione dei provvedimenti restrittivi negli altri Paesi UE, io oggi a Strasburgo o domani a Bruxelles non sono al 100% al sicuro. Un aspetto, quest’ultimo, su cui continuerò a battermi in Parlamento Europeo. Perché il diritto alla serenità di una donna è un tema su cui dobbiamo ancora fare molti passi in avanti”.

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