Nei primi 17 mesi della pandemia sono stati effettuati 4,5 milioni di inviti alla prevenzione oncologica e 2,8 milioni esami di screening in meno. Ed entro il 2035 si prevede che per cancro moriranno in Europa 3 milioni di persone in più rispetto ad oggi.
Un'emergenza silenziosa che il Covid non ha fatto che oscurare da un lato e amplificare dall'altro. Per questo l'Italia ha bisogno di un piano onocologico che aiuti a prevenire, curare e assistere i malati, al momento 3,6 milioni (di cui 377mila nuovi ogni anno). La pandemia «ha portato allo scoperto i deficit strutturali e le contraddizioni del Servizio sanitario nazionale, che hanno causato una crisi del sistema - denuncia l'ex ministro alla Salute Francesco De Lorenzo, presidente Favo, la federazione che rappresenta le associazioni attive in oncologia - Gli anni del Covid hanno significato ritardi nella diagnosi, nell'inizio delle terapie, lo slittamento di interventi».
È lo stesso ministro alla Salute Roberto Speranza ad ammettere l'urgenza di «recuperare il tempo perduto. Il cancro non è più invincibile, ma dobbiamo continuare a investire in prevenzione, ricerca e nel rafforzamento dell'assistenza territoriale e domiciliare».
IL PIANO ONCOLOGICO
Il Parlamento a suo tempo aveva promesso l'apertura di un tavolo oncologico e la realizzazione di un piano che tuttavia non è mai arrivato. «E allora lo abbiamo fatto noi» specifica De Lorenzo. Il piano straordinario, presentato ieri in Senato, chiede di recuperare le cure non fatte nei mesi Covid, punta a migliorare i percorsi ospedale - territorio, supportando le Regioni nell'attuazione delle reti oncologiche e riducendo le liste di attesa. Reputa inoltre necessario rendere più capillare lo screening e assumere medici e infermieri nei reparti.
I FONDI
Il piano potrà avvalersi dei fondi della Commissione europea per il Piano europeo di lotta contro il can cro (4 miliardi di euro), i fondi per il piano sanità del Mezzogiorno (625 milioni), i finanziamenti previsti dal Pnrr (15,63 miliardi di euro) e stanziamenti per il recupero delle liste di attesa causate dalla pandemia (quasi 1 miliardo di fondi). A chiedere di fermare l'emergenza tumori è anche l'Unione europea che, tra gli obbiettivi da raggiungere entro il 2030, si è anche prefissata di aumentare il numero dei sopravvissuti al cancro dal 47 al 75%, concentrandosi su prevenzione, miglioramento dei trattamenti, assistenza e riabilitazione.
IL DIRITTO ALL'OBLIO
Dopo cinque anni dalla diagnosi, possono ritenersi guarite le persone a cui era stato diagnosticato un tumore del testicolo o della tiroide. Dopo meno di dieci anni, le persone con tumori dello stomaco, del colon-retto, dell'endometrio e il melanoma.
Le persone che possono già ritenersi guarite, per le quali il rischio che la malattia si ripresenti è diventato simile a quello di chi non si è ammalato, in Italia sono quasi un milione, il 27%.
Per loro è sacrosanto il diritto all'oblio: cioè non essere considerati più malati e avere libero accesso, come tutti, ad assicurazioni o mutui. A chiederlo è un disegno di legge, presentato la scorsa settimana in Senato da Paola Boldrini e sostenuto dalla Rete oncologica pazienti Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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