A vedere l’attività di questi giorni delle Ong, il dibattito sullo smantellamento o meno dei decreti sicurezza appare quasi effimero. Perché di fatto le organizzazioni che operano nel Mediterraneo centrale operano indipendentemente da quelle che sono le scelte di natura politica fatte a Roma, già in queste prime settimane d’estate le navi cosiddette umanitarie sono a largo e sono prossime a portare centinaia di migranti all’interno dei nostri porti. Che, in linea teorica, per via dell’emergenza coronavirus dovrebbero essere considerati non sicuri od almeno così ufficialmente è stato dichiarato dal governo lo scorso 8 aprile.
Nelle ultime ore l’Ong tedesca Sea Watch, la stessa sulla cui nave nei giorni scorsi erano presenti 28 migranti positivi al Covid-19, ha lanciato da Lampedusa il nuovo aereo da ricognizione. Si chiama Seabird e sostituirà per alcune settimane Moonbird, il mezzo usato fino a pochi giorni fa per individuare i migranti.
Ad annunciarlo è stata la stessa Ong dal proprio canale Twitter, mostrando anche la foto del nuovo piccolo velivolo che a breve sorvolerà la rotta da cui transitano i migranti partiti dalla Libia: “Mentre #Moonbird si ferma per manutenzione, #Seabird ci permette di continuare a individuare imbarcazioni in pericolo, prestare assistenza nei soccorsi e documentare violazioni di diritti umani nel Mediterraneo”.
In basso, sotto la frase, è stata inserita l’immagine con Seabird fermo in pista e cinque membri di Sea Watch con addosso la divisa di piloti pronti a salire a bordo del nuovo mezzo. Moonbird, come raccontato da Fausto Biloslavo nei giorni scorsi, è costato parecchio: almeno duemila Euro per ogni viaggio, 60mila Euro al mese in media. Il costo di Seabird non dovrebbe differire di molto.
Il nuovo aereo di #SeaWatch decolla oggi per la sua prima missione!
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) June 29, 2020
Mentre #Moonbird si ferma per manutenzione, #Seabird ci permette di continuare a individuare imbarcazioni in pericolo, prestare assistenza nei soccorsi e documentare violazioni di diritti umani nel Mediterraneo. pic.twitter.com/yLlCOiabTb
Il lancio del nuovo mezzo è quasi una prova di forza da parte di Sea Watch, volta a lanciare il messaggio secondo cui l’Ong tedesca, nonostante la nave sia stata fermata con l’equipaggio in quarantena in rada a Porto Empedocle, continuerà ad operare. A distanza di un anno esatto dallo speronamento a Lampedusa della motovedetta della Guardia di Finanza, giunto a seguito di un’azione dell’allora capitano della Sea Watch Carola Rackete, l’Ong quindi vuol sapere di non fermarsi. Un messaggio che è lanciato in primis al governo italiano: ben presto, sembrano voler dire dall’organizzazione, altri migranti verranno portati lungo le nostre coste. E questo nonostante le varie vicissitudini che il nostro Paese sta attraversando negli ultimi disgraziati mesi.
Ma in mare non c’è solo Sea Watch: dopo il ritorno a largo della Libia della Ocean Viking, la nave dell’Ong francese Sos Mediterranée, è da registrare un nuovo intervento da parte della Mare Jonio, il mezzo usato dall’Ong italiana Mediterranea Saving Humans.
Nelle ultime ore, in particolare, 43 migranti sono stati recuperati dall’equipaggio a circa 40 miglia dalla città libica di Zuara. A renderlo noto, sempre su Twitter, è la stessa Ong guidata dall’ex no global Luca Casarini.
Mediterranea, dopo aver portato 67 migranti a Pozzallo la scorsa settimana, è ritornata attiva in mare e sabato ha accusato la Marina italiana di non aver prestato soccorso ad un’imbarcazione con 93 persone in difficoltà a bordo. Accusa smentita poi dagli stessi militari: questo episodio ha ben dimostrato il clima attualmente in vigore lungo la rotta libica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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