Quando la mafia progettava di uccidere Napolitano e Spadolini

Nell’agosto del 1993 il Sismi informò Viminale, Difesa, carabinieri, Gdf e Sisde che esisteva un rischio attentati nei confronti dei presidenti di Camera e Senato dell'epoca

Quando la mafia progettava di uccidere Napolitano e Spadolini

Nell’agosto del 1993 il Sismi informò Viminale, Difesa, carabinieri, Gdf e Sisde che esisteva un rischio attentati nei confronti di Giorgio Napolitano e Giovanni Spadolini, all’epoca presidenti di Camera e Senato. La Procura di Palermo ha depositato la nota con cui gli 007 comunicarono l’allarme al processo sulla trattativa Stato-mafia. A comunicare al Sismi il pericolo fu una fonte confidenziale: il 29 luglio del 1993 in una nota interna riservata, il Servizio militare mette per iscritto il rischio attentato a Spadolini e Napolitano indicando anche il periodo in cui si sarebbe dovuto compiere e cioè tra il 15 e il 20 agosto di quell’anno.

Dopo qualche giorno, il 4 agosto, verificata l’attendibilità della fonte confidenziale di cui non viene indicato il nome, l’allarme viene diramato ai due ministeri, agli organi di polizia e al Sisde. A fine mese dello stesso anno il Sismi torna a parlare della vicenda, dicendo che altri riscontri confermerebbero l’attendibilità del confidente e precisando che, solo il potenziamento del sistema di sicurezza predisposto per le due personalità politiche, aveva evitato gli attentati. Le note del Servizio, depositate al processo, seguono le bombe di Firenze, Milano e Roma.

Nella Capitale la mafia, il 28 luglio 1993, fa attentati nelle chiese di San Giorgio al Velabro e San Giovanni in Laterano. I pm stanno cercando di capire se ci sia un nesso tra i luoghi di culto scelti, che portano il nome di San Giorgio e San Giovanni, e il progetto attentati a Napolitano e Spadolini.

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