Mimmo Lucano non si arrende: così vuole "ribaltare" il processo

La Corte d'appello ha disposto la riapertura dell'istruttoria dibattimentale nel processo a carico dell'ex sindaco. Secondo i suoi difensori c'è una nuova intercettazione in grado di "cambiare tutto"

Mimmo Lucano non si arrende: così vuole "ribaltare" il processo

Mimmo Lucano, adesso, inizia a crederci davvero. La sua speranza è che in tribunale possa cambiare tutto. Che quella condanna a 13 anni e 2 mesi inflittagli in primo grado venga annullata. A riaccendere gli auspici dell'ex sindaco di Riace è stata la decisione della Corte d'appello di riaprire l'istruttoria dibattimentale nel processo a suo carico, con l'acquisizione di un'intercettazione ambientale che - secondo gli avvocati dello stesso Lucano - potrebbe far vacillare l'impianto accusatorio.

Il documento in questione, a quanto si apprende, è stato portato all'attenzione dei magistrati dai difensori dell'ex sindaco, gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano. Il Collegio, con il parere favorevole dei sostituti procuratori generali, ha ammesso agli atti del processo anche una perizia fonica redatta dal consulente della difesa Antonio Milicia. Per i legali, quell'audio registrato dalle cimici della finanza e mai depositato agli atti del processo potrebbe cambiare la lettura dei fatti stabilita dalla sentenza di primo grado. Nello specifico, come riporta Repubblica, nell'intercettazione in questione si ascolterebbe uno dei funzionari della prefettura incaricati di un'ispezione a Riace affermare: "L'amministrazione dello Stato non vuole il racconto della realtà di Riace… Oggi la mission dello Stato… Sapete, lo Stato è composto… come qua da voi. C'è l’opposizione".

Parole che, secondo i difensori di "Mimmo Capatosta", sarebbero sufficienti a "invalidare mezzo processo" e getterebbero anche ombre sulla relazione negativa della prefettura finita poi agli atti dell'inchiesta. Nel loro ricorso, gli avvocati hanno inoltre lamentato un "uso abnorme" delle intercettazioni nel corso del primo grado, a dispetto - hanno contestato - di quanto stabilito da recenti sentenze della Cassazione. Intanto, l'ex sindaco di Riace (recentemente accolto come super ospite a un evento organizzato dall'Arci) torna a dirsi innocente e ribadisce: "Non mi interessa una riduzione di pena, sconti o altro. Io voglio l'assoluzione piena".

Il processo riprenderà il 26 ottobre prossimo, giorno in cui i giudici d'appello dovranno valutare eventuali altre richieste da parte dei difensori di Lucano. Per lo stesso giorno, inoltre, è prevista la requisitoria dai sostituti procuratori generali Fimiani e Giuttari. I tempi per arrivare alla sentenza non saranno dunque fulminei ma ora l'ex sindaco di Riace sembra avere più speranze. "Io non sono innocente, non lo sarò mai. Ma andiamo a guardare bene di cosa sarei colpevole. Di cinque carte d'identità che non ho fatto pagare a una famiglia di rifugiati e ho pagato di tasca mia? Che reato è, altruismo?", ha rilanciato, come scrive Repubblica.

I giudici valuteranno ora i nuovi elementi ammessi a processo, mentre l'accusa conta di far valere nuovamente le proprie ragioni.

Nel procedimento, insieme a Lucano, sono imputate altre 17 persone coinvolte, a vario titolo, nell'inchiesta della procura di Locri, condotta con il supporto investigativo della Guardia di finanza, che nell'ottobre del 2018 portò anche alla disposizione degli arresti domiciliari di Lucano.

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