Roma - Dopo le dimissioni di tre consiglieri del Csm dalla Commissione Incarichi Direttivi, in polemica con le dichiarazioni del Guardasigilli di "nomine lottizzate" ai vertici degli uffici giudiziari, a Palazzo dei Marescialli il clima non si placa e arriva una nuova "defezione". Un altro dei componenti della Commissione, il togato del Movimento per la giustizia Ciro Riviezzo, in una lettera al Comitato di presidenza ha infatti sottolineato che non parteciperà ai lavori della stessa Commissione finché "non sarà ricostituita nella sua attuale composizione" e "non sarà ripristinato il necessario clima di fiducia e credibilità nel suo operato, senza il quale non è possibile attendere ai delicati compiti che le sono attribuiti".
Dimissioni di protesta Ezia Maccora, uno dei tre consiglieri del Csm che ieri hanno presentato le dimissioni dalla commissione incarichi direttivi, si è dimessa, come gli altri, in quanto già presidente della Commissione, "con una scelta che appartiene all’intero gruppo consiliare" di Magistratura Democratica. I consiglieri spiegano che le dimissioni sono "un gesto di risposta agli insulti del 'dialogante' ministro Alfano che, con evidente meccanismo proiettivo dei propri metodi, ha ricondotto le nomine dei direttivi e semidirettivi a mediocre e automatica applicazione di criteri spartitori predeterminati". "Siamo convinti - sottolineano i consiglieri di Md - che la responsabilità istituzionale, a cui sempre ci siamo attenuti, significhi anche reagire con fermezza e dignità agli insulti e alle delegittimazioni".
La replica di Alfano "I tre consiglieri si sono dimessi dalla Commissione incarichi direttivi che tra un mese sarebbe scaduta, ovvero a luglio avrebbero comunque terminato il loro lavoro", ha commentato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, assicurando di non aver "offeso nessuno" ma di aver "solo detto quello che anche loro dicono nei loro convegni". "Ho semplicemente detto che viene tenuto presente l’appartenenza correntizia nella variabile delle norme. E questo avviene ogni volta, al punto di apparire lottizzata", ha continuato Alfano concludendo che la visione del governo "ci porta a dire che il procuratore capo della Repubblica e il presidente del Tribunale deve essere il più bravo e meritevole indipendentemente dall’appartenenza all’una o all’altra corrente e questo a garanzia dei cittadini".
Napolitano segue con apprensione Dubbi, perplessità e allarmi sul ddl intercettazioni vengono espressi dalle toghe, dal procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, al magistrato Ferdinando Inposimato, entrambi convinti che si tratti di una legge "gravissima per la democrazia", destinata a produrre effetti "devastanti". E il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, come ha assicurato ieri seguirà lo svolgersi del dibattito in parlamento e farà le valutazioni che gli spettano. Un impegno che viene oggi confermato in ambienti del Quirinale. Certo, Napolitano è convinto che il parlamento è sovrano, ma non verrà meno la sua vigilanza e la sua attenzione in tutti i passaggi parlamentari del testo di legge e riguardo alla sua promulgazione.
Gasparri: "Ipocrisia della magistratura" "Siamo ancor più commossi oggi nell’apprendere che un altro componente dell’organo di autogoverno della magistratura abbia deciso di non partecipare ai lavori della Commissione, solidarizzando con alcuni suoi colleghi dimissionari per alcune affermazioni del ministro Alfano", ha commentato il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ribadendo il suo "convinto sostegno al ministro, del quale condivido le preoccupazioni". "Alcune nomine fatte dal Csm nelle procure o altrove seguono talvolta logiche correntizie.
Se così non fosse - ha affermato Gasparri - inviteremmo il Csm a spiegare come vengono eletti i suoi membri, a giustificare alcune lacune clamorose, compreso il fatto che talvolta per anni alcuni incarichi estremamente delicati restino scoperti. Basta con le ipocrisie. Queste defezioni e queste dimissioni confermano le nostre supposizioni".
Forse c'è un problema di comprensione: Non mi importa se tutti hanno da temere di essere intercettati; io non voglio essere intercettato proprio perché NON HO NIENTE DA TEMERE. Non voglio vivere in uno stato di polizia, non voglio che i cittadini deleghino al pubblico potere una fetta eccessiva delle loro libertà. In uno stato liberale sono i cittadini che si privano di un poco di libertà per conferirla al pubblico potere. Le dittature, giudiziarie o teocratiche, sono caratterizzate dal fatto che si appropriano di una parte enorme delle libertà dei cittadini, con la scusa del BENE COMUNE o della salvezza dei costumi. Costoro sono seguaci di Rousseau, che, pur definendo la libertà un valore assoluto, è stato il più grande traditore della stessa libertà. Il fuorviante discorso "chi teme le intercettazioni o chi non le teme", tipico dei populisti, lo fa uno zappatore della giustizia, com'è Di Pietro; lo lasci a lui e a De Magistris ("gigi o' flop").
Tanto varrebbe che l'interprete le facesse lui le leggi e ci risparmweremmo 1000 parlamentari.
Se poi il popolo italiano mi desse la possibilità d'interpretarle solo a me
il risparmio sarebbe molto più sentito ancora.
Credo che potrei essere un dittatore ottimo.
Su 29.866.249 di voti validi 20.770.334 hanno votato sì, cioè l’80,20 %. Questi “divini” sono riusciti a buttare nella spazzatura il VOLERE di 20 milioni 770 mila 334 elettori Italiani !
Questa è democrazia ? Questa è dittatura di “casta” !
La magistratura non può fare pressione sul Parlamento sovrano,per meterlo in imbarazzo.
La magistratura è soggetta alla legge e deve esserlo effettivaente senza porre nel nulla la volontà del legislatore con artifici interpretaivi che svuotino leggi e la stessa Costituzione.
Nicola Mancino, archivia il caso motivando più o meno quanto segue: "" Pur non assolvendo gli operatori dalle loro responsabilità questi non debbano essere in alcun modo sanzionati perché all'interno della struttura in cui operavano non c'era nessuno che gli ricordava quali erano le pratiche che stavano per scadere. ""
Nonostante la grave mancanza, la promozione viene mantenuta!
Se quelle pratiche, per esempio, avessero avuto come imputato il berlusconi,
voi pensate che non ci sarebbe stato nessuno che si sarebbe adoperato per ricordare le scadenze??
Se la credibilità della nostra giustizietta è pari a zero, molti magistrati dovranno fare autocritica, ne vanno di mezzo quelle centinaia che lavorano in silenzio facendo il loro dovere, è ora che questi si facciano sentire!
Altrochè dimettersi da una commissione dovrebbero dimettersi da magistrati
farebbero una cortesia ai cittadini.
aggiornare la Costituzione. Solo cosi´ si puo´ abbattere il potere occulto
delle sinistre becere con il popolo ma avidi di potere.
Forse c'è un problema di comprensione: Non mi importa se tutti hanno da temere di essere intercettati; io non voglio essere intercettato proprio perché NON HO NIENTE DA TEMERE. Non voglio vivere in uno stato di polizia, non voglio che i cittadini deleghino al pubblico potere una fetta eccessiva delle loro libertà. In uno stato liberale sono i cittadini che si privano di un poco di libertà per conferirla al pubblico potere. Le dittature, giudiziarie o teocratiche, sono caratterizzate dal fatto che si appropriano di una parte enorme delle libertà dei cittadini, con la scusa del BENE COMUNE o della salvezza dei costumi. Costoro sono seguaci di Rousseau, che, pur definendo la libertà un valore assoluto, è stato il più grande traditore della stessa libertà. Il fuorviante discorso "chi teme le intercettazioni o chi non le teme", tipico dei populisti, lo fa uno zappatore della giustizia, com'è Di Pietro; lo lasci a lui e a De Magistris ("gigi o' flop").