Se l'alimentazione è, da sempre, una valida alleata contro numerose patologie, alcuni alimenti in particolare possono prevenire le malattie cardiovascolari che ancora oggi rappresentano la prima causa di morte in tutto il mondo. Le buone notizie arrivano da una revisione di studi portata avanti da una tesi di laurea del biologo Mateu Anguera Tejedor, ricercatore dell'Istituto di Neuroscienze dell'Uab (Università di Barcellona) che ha prodotto una revisione completa della letteratura su un gruppo di piante mediterranee i cui principi attivi sono segnalati per efficaci azioni farmacologiche nel campo delle malattie cardiovascolari.
Gli alimenti "medicina"
Lo studio, pubblicato a tutti gli effetti come articolo scientifico su Food Bioscence, ha esaminato sei piante rappresentative e i loro principali componenti attivi: l'aglio, il biancospino, lo zafferano, l'olivo, il rosmarino e la vite. "Questa revisione mira a fornire una panoramica dei meccanismi d'azione, delle prove cliniche e degli effetti avversi dei principali composti bioattivi derivati da piante mediterranee selezionate, parte integrante della dieta mediterranea", spiega il biologo che ha condotto la revisione con un altro gruppo di ricercatori.
I risultati
La revisione ha preso in esame quali fossero i meccanismi farmacologici più importanti che comprendono le azioni antiossidanti, antinfiammatorie e vasodilatatrici ma anche il ruolo di ogni alimento nella regolazione del metabolismo lipidico che è di fondamentale importanza per patologie come l’aterosclerosi e l’ipertensione. "I risultati mostrano che questi componenti attivi sono promettenti nel potenziale trattamento dell’aterosclerosi e potrebbero ridurre il rischio di infarto miocardico e accidente cerebrovascolare", spiegano i ricercatori.
Quale futuro
Oltre a riassumere tutte le evidenze scientifiche, questo studio può fare da volano per nuove ricerche perché sottolinea quali sono le lacune attualmente presenti offrendo nuove raccomandazioni per studi preclinici e clinici da questi alimenti. "Le aree chiave per l’esplorazione futura includono la sicurezza a lungo termine di questi composti, la valutazione degli effetti sinergici se consumati come parte della dieta mediterranea e la necessità di stabilire protocolli standardizzati in contesti clinici controllati", spiega Tejedor. Ampliando la base scientifica partendo dai rimedi alimentari tradizionali, la revisione potrebbe servire alle industrie farmaceutiche per sviluppar i fitomedicinali, ossia estraendo dalle piante quelle componenti necessarie per la cura delle malattie.
Le controindicazioni
l gruppo di lavoro sottolinea che sebbene gli estratti naturali di ciascuna pianta siano promettenti, l'azione combinata potrebbe invece inficiare gli effetti terapeutici "a causa dell'effetto matrice, il che implica che i componenti della dieta possono alterare l'efficacia di ciascun estratto". In pratica, ogni estratto può apportare il giusto benessere in maniera individuale, non "collettiva".
"È importante riconoscere che spesso mancano prove concrete dell'impatto degli estratti naturali sull'uomo, per questo i ricercatori avvertono che "l'etichetta 'naturale' non garantisce la sicurezza, e questo sottolinea la necessità di dare priorità agli studi farmacocinetici, tossicologici e clinici". per valutarne l'efficacia, la sicurezza e l'efficienza rispetto ai medicinali esistenti", concludono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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