"Il tallone d'Achille degli Usa". Il problema della marina che inquieta Trump

La Marina militare Usa è da tempo alle prese con una grave crisi legata alla costruzione navale che potrebbe fungere da ostacolo in caso di un eventuale conflitto con la Cina

"Il tallone d'Achille degli Usa". Il problema della marina che inquieta Trump
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Ritardi, sforamenti di costi, mezzi invecchiati e gravi carenze strutturali. Questi sono soltanto alcuni dei problemi con i quali è costretta a fare i conti la Marina militare degli Stati Uniti, da tempo alle prese con una grave crisi legata alla costruzione navale che potrebbe fungere da ostacolo in caso di un eventuale conflitto con la Cina. La flotta di portaerei, cacciatorpediniere e sottomarini a disposizione di Washington deve far fronte a lunghi arretrati di manutenzione (se non riparazione). Non solo: il Paese non riesce più a costruire nuove navi da guerra al ritmo che servirebbe per tenere il passo di Pechino. Ebbene, basta unire i punti elencati per arrivare al tallone d'Achille degli Usa: lo sgretolamento della sua vasta industria cantieristica. La stessa industria dalla quale dipende la Marina.

L'industria cantieristica e l'allarme Usa

I riflettori sono puntati sull'Indo-Pacifico, dove una Marina degli Stati Uniti non al meglio potrebbe trovarsi ad affrontare una consistente forza cinese e un arsenale - in espansione - di missili antinave. La Cina vanta la Marina più grande del mondo e i suoi cantieri navali sfornano rapidamente sia navi da guerra che mercantili, il che le consente potenzialmente di assorbire le perdite più facilmente della Marina Usa. "Considerate le sfide legate alla costruzione navale, la situazione di bilancio e le difficoltà di reclutamento e mantenimento del personale, la Marina Usa si trova a un bivio, poiché deve affrontare minacce in rapida evoluzione da parte di avversari come la Cina", ha spiegato a Business Insider Shelby Oakley, direttore del Government Accountability Office degli Stati Uniti che supervisiona le indagini dell'ufficio sulla costruzione navale della Marina.

Che cosa è successo all'industria cantieristica statunitense, ormai diventata un'ombra rispetto a ciò che era negli ultimi anni della Guerra Fredda? La Marina statunitense oggi dipende solo da una manciata di grandi costruttori che progettano e costruiscono diverse classi di navi: Huntington Ingalls Industries (portaerei, sottomarini, navi anfibie, cacciatorpediniere), General Dynamics (sottomarini, cacciatorpediniere, navi di supporto) e Fincantieri Marinette Marine Corporation (fregate). Tassi di produzione più elevati richiederebbero costi infrastrutturali e una forza lavoro più ampia. Anche la riparazione e la manutenzione sono limitate dai pochi cantieri pubblici disponibili.

I problemi dell'intero settore sono dovute a una serie di sfide, tra cui la mancanza di coordinamento tra le parti interessate, budget della difesa incoerenti, mutevoli requisiti della Marina, l'inflazione, una forza lavoro in calo e problemi nella catena di approvvigionamento. Altri fattori includono una cattiva gestione dei programmi, oltre a un settore ridotto in cui ai fornitori unici vengono assegnati progetti con una concorrenza di mercato limitata.

Problemi militare

La Marina degli Stati Uniti non è stata coinvolta in una guerra navale dalla Seconda guerra mondiale, quando i suoi costruttori hanno rapidamente ampliato la flotta a 6.768 navi, otto volte quelle che la Marina aveva al momento dell'attacco di Pearl Harbor, entro la fine della guerra, superando le perdite di combattimenti di alto livello. Molti esperti navali affermano che gli Stati Uniti non potrebbero fare nulla del genere oggi. "Quando si verificano inevitabili danni durante il combattimento, potremmo non essere in grado di riportare le navi in ​​battaglia", ha detto a BI Bryan McGrath, ufficiale della marina in pensione e amministratore delegato di The FerryBridge Group LLC.

Anche l’aeronautica statunitense è alle prese con seri problemi strutturali. Mentre Washington deve fare i conti con rallentamenti e ostacoli di vario genere, Pechino sta sfornando a gran velocità aerei da combattimento avanzati e controlla una flotta in rapida espansione.

In tutto questo si moltiplicano le voci di esperti e analisti secondo cui gli Stati Uniti non avrebbero velivoli adeguati – sia dal punto di vista della quantità che della qualità – per vincere un’ipotetica guerra aerea con il Dragone nello scenario dell’Indo-Pacifico.

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