Venti di settembre in Polonia, venti di guerra in Europa. Il ministro degli Esteri polacco Radosław Sikorski afferma che il suo Paese ha il “dovere di abbattere i missili russi sull’Ucraina". Per lui il governo di Varsavia ha l'obbligo di proteggere i cittadini nonostante l’opposizione della Nato.
Ciò dovrebbe valere anche per gli altri Paesi confinanti con l’Ucraina, che, secondo le dichiarazioni del ministro polacco, dovrebbero intercettare e "abbattere i missili russi in arrivo prima che entrino nel loro spazio aereo" nonostante l’oculata opposizione dell'Alleanza Atlantica che tiene diplomaticamente conto degli effetti che potrebbe imporre una simile azione nei delicati equilibri internazionali, ripetutamente preoccupati dal pericolo di un'escalation tra Mosca e i partner occidentali che stanno sostenendo Kiev con armi, munizioni e logistica.
Per il ministro degli Affari Esteri Radosław Sikorski, intervistato dal Financial Times quello di Varsavia è un obbligo. L'obbligo di "garantire la sicurezza" della popolazione polacca. Questo "indipendentemente dai timori che le intercettazioni sul territorio ucraino possano coinvolgere l’Alleanza atlantica nella guerra della Russia contro l’Ucraina". Per il ministro polacco: “L’appartenenza alla Nato non prevale sulla responsabilità di ciascun Paese per la protezione del proprio spazio aereo: è un nostro dovere costituzionale”. Che alle domande del noto quotidiano economico-finanziario britannico ha affermato: “Personalmente sono del parere che, quando missili ostili stanno per entrare nel nostro spazio aereo, sarebbe legittima difesa [colpirli] perché una volta che attraversano il nostro spazio aereo, il rischio che i detriti feriscano qualcuno è significativo.”
Un accordo bilaterale tra Polonia e Ucraina
L'accordo bilaterale sulla sicurezza ratificato dalla Polonia e dall'Ucraina all'inizio dell'estate, accordo che prevede lo studio di "fattibilità" di una possibile intercettazione nello spazio aereo ucraino di missili e droni lanciati in direzione del territorio della Polonia seguendo delle "procedure concordate dagli Stati e dalle organizzazioni coinvolte" è già stata respinta dal segretario della Nato Jens Stoltenberg, il quale aveva affermato che questa procedura rischierebbe di far "diventare parte del conflitto” uno stato membro della Nato con risvolti prevedibili.
Ciò nonostante Sikorski continua a insistere sul "diritto di intercettazione del suo Paese" in seguito al sospetto di una violazione dello spazio aereo della Polonia da parte di un drone russo nel corso dei pensati attacchi sferrati da Mosca lo scorso 26 agosto. Secondo le autorità polacche la piattaforma da combattimento russa potrebbe aver "sconfinato" dopo aver "probabilmente deviato dalla rotta durante un attacco missilistico sul territorio ucraino".
Alcuni missili o detriti sono già caduti sulla Polonia nel corse dei due anni del conflitto che si sta combattendo tra Ucraina e Russia, e che ha sempre visto nella Polonia - fin dal principio - un hub essenziale della Nato per il sostegno di Kiev. Alcuni droni russi sono recentemente entrati nello spazio aereo della Romania.
Il rischio di "vittime collaterali" e pericolo escalation
L'attenzione di Sikorski è incentrata sul "rischio di vittime polacche" che aumenta quando un missile o un drone ucraino è vicino al suo bersaglio "quando viene intercettato". Per questa ragione a suo parere sarebbe "preferibile abbatterlo ad una quota più elevata sopra l'Ucraina". Un'ipotesi che non dispiace alle Forze armate ucraine impegnate a individuare, tracciare e abbattere con una bolla di difesa limitata un gran numero di minacce aeree contemporaneamente.
Il governo di Kiev ha sempre tentato di coinvolgere gli alleati occidentali, esercitando ripetutamente pressioni affinché la Nato imponesse una no-fly zone sull’Ucraina. Conscia delle linee rosse da non oltrepassare nel supporto esterno in un conflitto combattuto con la Federazione Russa, la Nato ha sempre respinto le richieste di Kiev in questo senso, affermando che scelte sbilanciato avrebbero condotto l'Alleanza Atlantica in un conflitto diretto con le Forze russe.
“Dobbiamo fare tutto il possibile per aiutare l’Ucraina e fare tutto il possibile per evitare un’escalation. Ed è qui che la linea della Nato è coerente fin dall’inizio della guerra. Naturalmente rispettiamo il diritto sovrano di ogni alleato di garantire la sicurezza nazionale. Ma all’interno della NATO, ci consultiamo sempre prima di affrontare qualcosa che potrebbe avere conseguenze su tutti noi – e i nostri alleati polacchi sono sempre stati impeccabili nel consultarsi all’interno dell’Alleanza” ha sottolineato al Financial Times il vice segretario della Nato Mircea Geoană.
Le linee rosse della Nato
"Abbiamo visto che alcune linee rosse possono essere spostate" ha spiegato l'analista della sicurezza ucraino Mykola Nazarov, ed è un chiaro riferimento alla decisione dei Paesi occidentali che gradualmente hanno acconsentito all'invio di armi offensive come carri armati moderni, missili a lungo raggio e in ultimo dei caccia F-16. Il passo più recente è stato quello di abilitare l'Ucraina all'impiego di armi di precisione di fabbricazione statunitense sul suolo russo nel corso dell'invasione della ragione di Kursk. Il prossimo passo potrebbe essere il consenso per l'impiego di armi a lungo raggio "non fabbricate dagli ucraini" su obiettivi russi.
Il ministro degli Affari esteri Sikorski ha accolto favorevolmente l’offensiva ucraina su Kursk, sebbene al Pentagono non sia ancora chiaro il successo dell'operazione a fronte di eventuali risvolti negativi nella strategia generale di Kiev che non deve sottovalutare una controffensiva russa del settore di Donetsk. Per Sikorski è stato un modo scioccante per mostrare a Puntin, per alcuni analisti potrebbe rivelarsi un passo falso senza nessun vantaggio essenziale per Kiev.
Sikorski, che confida nell'arrivo alla Casa Bianca di una nuova amministrazione statunitense propensa a continuare a sostenere senza riserve l'Ucraina nella guerra contro Putin, sostiene che l'Europa abbia "Una bella storia da raccontare: non stiamo spendendo di più per la difesa, ma in realtà stiamo spendendo più per l’Ucraina". Un'affermazione in parte vera, che non tiene però conto di quanto dovrebbe spendere in armamenti l'Europa se la Nato entrasse davvero in guerra con Mosca. Per non parlare delle vittime collaterali.
La risposta dell'Alleanza
In seguito alle esternazioni del ministro polacco, un portavoce della Nato ha affermato che l'Alleanza "ha la responsabilità di prevenire un'ulteriore escalation della guerra in Russia" e "non è e non sarà parte del conflitto" in Ucraina. Un risposta non cifrata alle idee di Radoslaw Sikorski.
La Nato riconosce il diritto di ciascun membro dell'Alleanza a proteggere il proprio spazio aereo, ricordando, anzi, ha avvertende che "le azioni dei singoli Stati" che volessero operare autonomamente in sostegno dell'Ucraina "potrebbero influenzare la Nato nel suo insieme".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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