Dopo Btp Italia e Futura il Tesoro studia altri bond retail

Non c'è un "caso Italia" sul mercato dei bond europei: tanto la fiammata dei rendimenti, quanto l'aumento delle emissioni atteso nel 2023 sono gestibili

Dopo Btp Italia e Futura il Tesoro studia altri bond retail

Non c'è un «caso Italia» sul mercato dei bond europei: tanto la fiammata dei rendimenti (giovedì scorso, spinto dall'annunciata stretta della Bce, lo spread era salito a 220 e il Btp fino al 4,40%), quanto l'aumento delle emissioni atteso nel 2023 sono gestibili. Anche con l'ipotesi, ora che la Bce si fa progressivamente da parte come compratore, di attingere maggiormente al risparmio privato con collocamenti «dedicati» senza passare dalle aste tradizionali.

A parlare è Davide Iacovoni (in foto), il dirigente del Mef che ha in mano il dossier del debito pubblico, dopo che il Tesoro ha pubblicato le Linee guida per il 2023. Un anno che si preannuncia «pesante» in termini di emissioni, con il Mef che fissa a 310-320 miliardi l'obiettivo per i titoli a medio-lungo termine (278 miliardi del 2022), cifra che sconta 260 miliardi di titoli da rifinanziare, un fabbisogno da 90 miliardi e il contributo del Next Generation Ue. A cui aggiugere i Bot (139,4 miliardi nel 2022), su cui servirà monitorare «attentamente» le ripercussioni Bce.

L'aumento delle emissioni comunque - per Iacovoni- rientra in un range di variazione già visto in passato e resta gestibile.

Due le linee sui cui punta il Tesoro: il Btp green per gli investitori Esg, che potrebbe vedere «un volume di emissioni più elevato» e la platea dei risparmiatori potenziali. Attingendo non solo al Btp Italia e al Btp Futura, ma valutando anche - prosegue Iacovoni - «emissioni specifiche dedicate solo al retail», come un Btp tradizionale diffuso senza passare dalle classiche aste.

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