Fca, prestito in arrivo. E Renault taglia

"No comment" Sace sull'ok lampo a Torino. I francesi dichiarano 15mila esuberi

Fca, prestito in arrivo. E Renault taglia

Un anno dopo le fallite nozze, Fiat Chrysler Automobiles e Renault tornano al centro dell'attenzione. Le ragioni, seppur accomunate dai danni causati dal Covid-19, sono differenti. Fca Italy ha intrapreso un percorso che, dopo i benestare ottenuti da Intesa Sanpaolo e da Sace, vede la richiesta di prestito garantito (6,3 miliardi) al vaglio del ministero dell'Economia.

Renault, invece, ha appena varato un programma di tagli drastici: risparmi per 2 miliardi in tre anni e 15mila posti in meno nel mondo. A essere coinvolti sono anche 4.600 lavoratori francesi. Lunedì, in proposito, il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, vedrà azienda, sindacati ed enti locali. In ballo c'è un «salvagente» di 5 miliardi che l'azionista Stato dovrebbe lanciare al gruppo (180mila occupati complessivi).

Su Fca, Sace ha risposto «no commment» alle richieste di conferma dell'ok lampo alla garanzia sull'80% dei 6,3 miliardi, dopo le indiscrezioni di Reuters che ha citato fonti vicine alla questione. E così Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo, ora leader di Azione, non ha perso tempo a lanciare i suoi strali: «Complimenti a Sacesimest che a tempo di record ha approvato in cda questa garanzia, senza chiedere nulla a Fca sul dividendo. Visto che in totale aveva deliberato garanzie per 200 milioni, e centinaia di imprese aspettano, direi che è tutto piuttosto vergognoso».

Gli accordi prevedono che il prestito sarà tutto dedicato alle attività nel Paese di Fca Italy: retribuzione dei propri dipendenti; pagamenti dei fornitori strategici per la produzione negli impianti; messa in sicurezza della realizzazione degli investimenti (5 miliardi), in particolare quelli dedicati allo sviluppo e all'elettrificazione dei nuovi modelli. Sul tema, nei giorni scorsi, si era espresso il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, al quale è ora passato il dossier. «Ogni garanzia sui prestiti alle grandi imprese - il suo commento - viene remunerata. Se si finalizzasse questa operazione, come immagino che avverrà, lo Stato guadagnerebbe 150 milioni di euro».

A influenzare i mercati, e soprattutto i titoli legati all'auto, ieri è stato però il caso Renault. Il gruppo, a Parigi, ha perso il 7,7%. Un brutto segnale, secondo gli analisti, per le prospettive future del settore dopo la crisi sanitaria. Fca, dal canto suo, ha segnato a Milano un -3,73% a 7,94 euro. Giovedì il Lingotto si era visto confermare da Moody's il giudizio Ba1, per la sua posizione di liquidità, con Outlook «in evoluzione» da «sotto revisione».

Per Renault sono giorni cruciali, anche perché l'1 luglio arriverà a Parigi il nuovo ad Luca De Meo. Ristabiliti i rapporti di interesse e strategici con gli alleati giapponesi, Nissan (progetto di fusione abbandonato) e Mitsubishi, Renault si metterà nella mani del top manager milanese con un piano di ripartenza ben preciso: ai 15mila tagli si unisce la revisione della capacità produttiva da 4 milioni di veicoli (2019) a 3,3 entro il 2024. Ma sulla Formula 1 resta tutto com'è.

«Faremo affidamento su esuberi volontari piuttosto che su licenziamenti - ha spiegato il presidente Jean-Dominique Senard -: sono in corso colloqui con i sindacati», che però hanno già indetto uno sciopero. Per il marchio a rischio, Alpine, il futuro potrebbe essere nelle auto sportive elettrificate.

Ma a soffrire sono anche i partner di Nissan.

I giapponesi intendono ridurre del 20%, entro marzo 2023, la capacità totale di produzione a 5,4 milioni di unità l'anno. Prevista anche la chiusura dell'impianto di Barcellona, mentre i manager sono pronti a tagliarsi del 50% lo stipendio.

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