Luca De Meo ricomincia da 8, i miliardi che Renault ha perso nell'esercizio 2020, nonostante la risalita nella seconda parte dell'anno. C'è da chiedersi, a questo punto, cosa sarebbe accaduto se fosse andato a buon fine il matrimonio di Renault con Fca, saltato all'ultimo per le interferenze continue dell'Eliseo. Un bene per entrambi, sicuramente: Fca ha trovato in Psa, subito dopo e sempre a Parigi, il partner ideale con cui ha dato vita a Stellantis; mentre Renault ha scelto l'«asso» italiano per ripartire dopo le turbolenze degli ultimi anni innescate dalle vicende legate all'ex numero uno Carlos Ghosn. La pandemia ha fatto il resto, insieme ai problemi di Nissan, che con Mitsubishi costituisce l'Alleanza a tre in fase di rilancio.
«Il profondo rosso di 8 miliardi - commenta l'analista Roberto Russo - fa tirare un sospiro di sollievo agli ex azionisti Fca, oggi Stellantis, i quali hanno rischiato il matrimonio con il gruppo franco-nipponico prima di unirsi a Psa. Non è dunque da escludere che il ritiro unilaterale dalle trattative Fca-Renault da parte di John Elkann sia stato causato, oltre che dall'atteggiamento supponente dell'Eliseo, anche dalle notevoli problematiche della Casa giapponese, acuitesi in seguito allo scoppio della pandemia».
Il prossimo 3 marzo da Stellantis si conosceranno i dati 2020 della ex Fca e della ex Psa, per l'ultima volta sdoppiati. E anche in questo caso, considerato l'anno condizionato dalla pandemia, sarà interessante vedere - come nel caso di Renault - gli andamenti differenti tra la prima e la seconda parte dell'anno.
Per Renault, comunque, la perdita nel 2020 resta da record: 8 miliardi a fronte dei 141 milioni del 2019. Il Covid ha determinato un calo del 21,3% delle vendite (meno di 3 milioni di unità) con ricavi scesi del 21,7% a 43,5 miliardi. Il gruppo è stato penalizzato anche dalla crisi in cui è piombata la partecipata Nissan (43% del capitale detenuto dai francesi) che ha pesato per 4,9 miliardi. Non saranno distribuiti dividendi.
Riflettori puntati, ora, sugli effetti della Renaulution annunciata dall'ad Di Meo, piano stratgico che punta su redditività e generazione di cassa. E proprio la redditività ha segnato un significatico miglioramento nel secondo semestre del 2020, tra i primi impatti positivi delle azioni intraprese in un anno fortemente colpito dal Covid-19.
È stato infatti raggiunto il 60%, rispetto al 30% previsto, degli obiettivi di risparmio (2 miliardi complessivi), insieme ai primi effetti del riposizionamento dell'azienda.
E se quando era in Fiat, De Meo ha contribuito al rilancio del Lingotto, grazie alla riedizione della «500», anche a Parigi il top manager guarda al passato in chiave futura, riproponendo la mitica R5, elettrica e ultra tech.
«Il 2021 - afferma - sarà difficile viste la crisi
sanitaria e le carenze nelle forniture di componenti elettronici. Affronteremo queste sfide mantenendo lo slancio verso la ripresa». De Meo esprime, comunque, fiducia per il futuro, confermando gli obiettivi per il 2023.
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