L'Opa lanciata dalla francese Veolia su Suez (gruppo Engie) è solo l'antipasto dell'ondata di alleanze e merger che coinvolgerà il mondo delle utility nei prossimi anni. Anche se questi consolidamenti avverranno più facilmente a livello nazionale, come nel caso francese. Colossi come Enel, Rwe, Iberdrola, Engie, Orsted stanno cambiando pelle in nome della decarbonizzazione e di una transizione energetica che vedrà piovere sui mercati anche i fondi del Recovery Fund, 225 miliardi in 3 anni che daranno una scossa agli investimenti e alla trasformazione in atto, spiega Massimo Schiavo, analista di S&P.
Bain & Company stima che circa il 77% delle società sta impiegando oltre il 10% delle proprie capex in favore della transizione e che oltre la metà di esse impiega almeno il 10% della propria forza lavoro su tale tema. Con la crescita saranno inevitabili nozze di settore, ma lo spazio d'azione è ampio. Sicuramente la nascita di colossi come quello francese (40 miliardi di fatturato) darà del filo da torcere ai più piccoli, ma il mondo delle utility aggiunge Schiavo - è molto diversificato con le società che si sono divise tra quelle maggiormente votate all'ambiente (come appunto Veolia) e quelle energetiche - rinnovabili (Enel, per esempio). Il fine è lo stesso: l'efficienza energetica. Ma spesso non si sovrappongono a livello di business puro. Si va dall'idroelettrico, ai rifiuti, dalle rinnovabili, all'idrogeno. C'è poi da considerare che ormai parlare di utility europee è limitativo: si tratta per lo più di società estremamente internazionalizzate e quindi il confronto è più che altro su scala globale, spiega S&P.
Il tema di una eventuale cannibalizzazione del più grande sul più piccolo potrebbe però esistere. Basti pensare che Iren, come Acea (per altro partecipata da Suez) ed Hera, sono molto attive sul fronte ambientale come il nuovo colosso francese. Tuttavia spiega Schiavo c' è un tema concessioni a proteggerle perchè queste società hanno contratti a lungo termine e hanno una gran forza sul territorio che, in certi casi, vale più delle dimensioni. Inoltre, il settore delle utilities è caratterizzato principalmente da aziende partecipate dallo Stato che operano generalmente in condizioni di oligopolio. Poi, l'ingente valore degli investimenti produttivi, strutturali e finanziari necessari per operare in questo settore rappresenta un'importantissima barriera all'ingresso di nuovi competitor, commenta Giovanni Cuniberti responsabile consulenza fee only di Gamma Capital Markets spiegando che la competizione si è spostata su scala internazionale e, a livello europeo, le principali company del settore hanno, già nel quinquennio passato, ridisegnato le proprie strategie su obiettivi omogenei: digitalizzazione delle reti elettriche (più sicurezza e rapidità di intervento), fidelizzazione del cliente (offerta di soluzioni specifiche e efficienza energetica) e sviluppo delle energie rinnovabili.
La parola d'ordine è diversificare le fonti rinnovabili che possono in questo modo compensarsi naturalmente tra loro. Per questo motivo un indicatore fondamentale da analizzare per misurare la sostenibilità delle utilities consiste nella valutazione della diversificazione del mix energetico rinnovabile all'interno del mix energetico generale.
Enel, così come le altre aziende europee del settore, dovrà dimostrarsi capace di differenziare le proprie fonti produttive, anche garantendosi le giuste partnership per l'approvvigionamento di quelle che saranno le energie del futuro, aggiunge Cuniberti sottolineando come l'ingresso nel mercato di un competitor come Veolia-Suez sposterà in alto l'asticella della competitività, potendo quest'ultimo sfruttare le proprie sinergie interne ed il
basso costo del denaro in Europa per spingere sugli investimenti e guadagnare quote di mercato. Starà alle altre company del settore essere capaci di reagire. E la strada maestra sembra proprio quella delle tema alleanze.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.