Furono i diari di uno schiavista a ispirare William Faulkner

Ritrovati gli appunti e la contabilità di un ricco proprietario di piantagioni del Mississippi di metà '800: da lì nacque l'immaginaria contea di Yoknapatawpha

Caruthers, Moses, Isaac, Sam, Toney, Mollie, Edmund e Worsham. E ancora, Candace e Ben, e Old Rose, Henry, Ellen e Milly. Chi abbia letto «Assalonne Assalonne», «Scendi, Mosè» o «L'urlo e il furore» si ricorderà certamente di loro, caratteri indimenticabili tracciati da William Faulkner nei suoi racconti. Erano tutti schiavi neri di Francis Terry Leak, ricco proprietario di piantagioni del Mississippi, il cui pronipote Edgar Wiggin Francisco Jr, era amico dello scrittore fin dall'infanzia.
I diari di Leak sono stati scoperti recentemente da Sally Wolff-King, ricercatrice della Emory University, impegnata nella redazione di una biografia di Faulkner. Wolff-King era alla ricerca di persone che avevano conosciuto lo scrittore e si imbattè in Edgar Wiggins Francisco III, figlio del pronipote dello schiavista. A un certo punto della chiacchierata la moglie di Francisco III insistè con il marito perché mostrasse alla studiosa un vecchio diario risalente alla metà dell'800.
Dentro c'era anche una contabilità dei pagamenti agli schiavi della piantagione. «In quel momento - ha raccontato Wolff-King - capii che il diario aveva influenzato non solo l'elaborazione di "Scendi, Mosè" ma poteva essere stato fonte di ispirazione per buona parte del lavoro di William Faulkner», a partire dalla realizzazione su carta dell'immaginaria contea di Yoknapatawpha.
Francisco III, 79 anni, vive oggi ad Atlanta e ricorda le chiacchierate durante le quali quello strano uomo che s'incontrava con il padre beveva, fumava e imprecava. E prendeva appunti. «Lei è ancora qui, è come un fantasma», mormorava Faulkener, nella memoria di Francisco III, di fronte alla finestra nella casa di Holly Springs, nel Mississippi, su cui Ludie Baugh scriveva «L-U-D-I-E» con le dita e guardava marciare i soldati della Confederazione -una scena ricorrente in diverse opere di Faulkner. Lo scrittore leggeva il diario di Leak e le sue opinioni a favore dello schiavismo e della Confederazione e «si arrabbiava». «Malediceva quell'uomo e prendeva appunti, e poi lo malediceva e poi prendeva appunti», ha raccontato Francisco III al New York Times. Quel diario quell'uomo che scriveva febbrilmente sono stati una presenza costante nella sua vita. «Non avrei mai voluto che venisse alla luce - ha detto - a convincermi è stata mia moglie, Anne. Lei spingeva da una parte e Sally (Wolff-King) tirava dall'altra».
Faulkner tirò fuori dal diario gli schiavi neri e ne fece dei bianchi. Una scelta singolare, secondo i biografi dello scrittore. «Ha cercato di ricreare le loro vite e di dar loro voce», spiega Wolff-King, il cui lavoro è in uscita negli Stati Uniti per la Louisiana University Press.

La scoperta del diario è «una delle più sensazionalli degli ultimi decenni», ha affermato John Lowe, che sul Southern Literary Journal ha pubblicato un'anticipazione del lavoro della Wolff-King. Lowe rivide l'articolo prima di pubblicarlo. Lo ricevette in un incontro in un caffè, al riparo da curiosi: «Mi diede il manoscritto in un involucro marrone», ha raccontato, «giurai di tenere il segreto».

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