Il governo guidato da Giorgia Meloni si appresta a imprimere un cambio di passo anche nell'ambito della giustizia. Le novità introdotte dall'esecutivo di centrodestra hanno già manifestato una svolta rispetto al passato e l'intenzione è quella di arrivare a una riforma in senso liberale. Una novità importante si registra sul fronte delle intercettazioni, su cui Carlo Nordio ha confermato che si sta lavorando per porre fine a un utilizzo improprio che spesso è ben mirato contro determinate personalità (anche politiche).
La svolta sulle intercettazioni
Il ministro della Giustizia, illustrando le linee programmatiche in commissione al Senato, ha annunciato che verrà promossa una "profonda revisione" dello strumento delle intercettazioni. Ha garantito che si vigilerà "in modo rigoroso su ogni diffusione che sia arbitraria e impropria", anche perché ha denunciato che diverse volte ci si trova di fronte a una diffusione "selezionata e pilotata": in qualche contesto si rivela essere uno "strumento micidiale di delegittimazione personale e politica", diventando un vero e proprio "pericolo per la riservatezza e l'onore delle persone".
Nordio ha fatto notare che il numero di intercettazioni in Italia "è di gran lunga superiore alla media europea, con un costo molto elevato di centinaia di milioni di euro". L'intervento del Guardasigilli si è basato anche su un'osservazione di non poco conto proprio sull'argomento in questione: "Non si è mai vista una condanna sulla sola base di intercettazioni".
Il monito sui pm
Per Nordio "non ha senso" che il pubblico ministero appartenga al medesimo ordine del giudice in quanto "svolgono un ruolo completamente diverso". Un passaggio fondamentale nell'ottica della separazione delle carriere. Il ministro ha annotato che l'obbligatorietà dell'azione penale "si è tradotta in un intollerabile arbitrio". In tal senso si è espresso senza mezzi termini, sostenendo che il pm "può trovare spunti per indagare nei confronti di tutti senza rispondere a nessuno".
Abuso d'ufficio e custodia cautelare
Il ministro della Giustizia ha toccato anche un tema molto caro al centrodestra, nello specifico a Forza Italia, che in campagna elettorale ha preso l'impegno di riformare l'abuso d'ufficio per consentire ai sindaci di lavorare. In effetti c'è una serie di reati che finisce per intimorire gli amministratori, rischiando così una palude. Nordio ha posto l'attenzione sul fatto che in merito all'abuso di atti d'ufficio le condanne irrogate per questo reato sono una percentuale minima rispetto alle indagini iniziate.
Infine il Guardasigilli ha rimarcato che talvolta si assiste all'abuso della custodia cautelare "come surrogato temporaneo dell'incapacità dell'ordinamento di mantenere i suoi propositi".
"La benevolenza finale per la quali alla facilità di ingresso in carcere prima della sentenza fa seguito la liberazione dopo la condanna non è una manifestazione di generosità ma di rassegnazione", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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