Oltre a Gaza e al fronte settentrionale contro gli Hezbolla, le Idf sono anche impegnate in Cisgiordania, il territorio governato dall’Anp di Abu Mazen. I media locali e dello Stato ebraico anno riferito di un’operazione “antiterrorismo su vasta scala” delle forze di Tel Aviv concentrata nelle zone di Tulkarem, Jenin e Al-Far'a. Fatah, la fazione palestinese al potere nell'area ha dichiarato che la sua ala militare sta prendendo parte ai combattimenti, facendo anche esplodere bombe contro le truppe di Tel Aviv.
L'esercito ha ordinato attorno alle 13.00 italiane l'evacuazione del campo profughi di Nur Shams entro le successive quattro ore. Una fonte della sicurezza ha informato l'agenzia Wafa che le Idf allestiranno una postazione militare nel quartirere al-Maslakh per perquisire i residenti prima che si allontanino. A Jenin, invece, fonti locali hanno affermato che i militari ebraici hanno imposto il coprifuoco e stanno facendo irruzione in diverse case per interrogare gli abitanti. Circa un'ora dopo, secondo l'agenzia Wafa i soldati con la stella di David hanno preso d'assalto il campo di Shuafat, a nord-est di Gerusalemme, bloccando il check-point che conduce lì.
Secondo quanto riferito dal Times of Israel, dall'inizio del raid molti sospettati sono finiti in manette e, stando a quanto riportato dal ministero della Sanità dell'Anp, i morti sarebbero 11. Inizialmente, era stata diffusa la notizia che i militari ebraici erano entrati negli ospedali locali, ma le Idf le hanno smentite affermando che non vi sono danni che impediscano il funzionamento delle strutture mediche o problemi al riforimento di elettricità e acqua. A seguito di questo blitz, il presidente dell'And Abu Mazen ha sospeso la sua visita ufficiale in Arabia Saudita ed è tornato in patria. Il suo portavoce Nabil Abu Rudeineh ha avvertito che quanto accaduto avrà "conseguenze pericolose" di cui "tutti pagheranno il prezzo". Dal canto loro, i terroristi di Hamas, inoltre, hanno esortato la popolazione a una giornata "di rabbia e mobilitazione" e ad "affrontare i coloni con tutti i mezzi".
“Le Idf stanno lavorando intensamente da stasera nei campi profughi di Jenin e Tulkarem per contrastare le infrastrutture terroristiche islamico-iraniane che vi sono state installate", ha dichiarato su X il ministro degli Esteri israeliano Katz. “L’Iran sta lavorando per creare un fronte terroristico orientale contro Israele in Cisgiordania, secondo il modello di Gaza e del Libano, finanziando e armando i terroristi e contrabbandando armi avanzate dalla Giordania”. Il capo della diplomazia di Tel Aviv ha sottolineato l’importanza di “affrontare la minaccia” proveniente dalla Cisgiordania nello stesso modo in cui “affrontiamo l’infrastruttura del terrorismo a Gaza. Questa è una guerra in tutti i sensi e dobbiamo vincerla”. Il ministro ha esortato anche a prendere tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza della nazione, tra cui anche “l’evacuazione temporanea dei residenti palestinesi”.
Queste parole sono destinate inevitabilmente a scatenare una nuova polemica internazionale. Dal 7 ottobre, infatti, anche la Cisgiordania è finita sotto i riflettori per i numerosi episodi di violenza con protagonisti i coloni israeliani, sostenuti e incitati dalla destra estrema religiosa e diventati bersagli anche delle sanzioni degli Stati Uniti. Operazioni di evacuazione dei residenti locali potrebbero essere viste dai detrattori di Tel Aviv come un tentativo di ridurre ulteriormente il territorio dei palestinesi. È comprovato, però, che tra i vicoli delle città amministrate dall’Anp vi siano numerose frange terroristiche galvanizzate dalle azioni del cosiddetto “asse della resistenza” e pronte a colpire Israele al cuore.
Nel frattempo, è arrivata la condanna dell'Alto commisariato delle Nazioni Unite, secondo cui gli israeliani hanno condotto il raid "in un modo che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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