
Il Medio Oriente si appresta a vivere un'altra complessa settimana di al fulmicotone. Mentre sono incerte le sorti delle negoziazioni, Israele ha sospeso l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e ha chiuso i valichi di accesso, secondo quanto riferisce l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
Il capo del coordinamento umanitario dell'Onu ha espresso "preoccupazione" per la sospensione dell'ingresso di tutti gli aiuti umanitari nella Striscia, definendola contraria al diritto internazionale. "La decisione di Israele di interrompere gli aiuti a Gaza è preoccupante. Il diritto internazionale umanitario è chiaro: dobbiamo avere l'accesso per fornire aiuti vitali ed essenziali", ha scritto sul social network Thomas Fletcher, il capo di Ocha.
La scelta di Netanyahu ottiene l'avallo di Washington: "Israele ha negoziato in buona fede fin dall'inizio di questa amministrazione per garantire il rilascio degli ostaggi tenuti prigionieri dai terroristi di Hamas. Sosterremo la loro decisione sulle prossime mosse, dato che Hamas ha dichiarato di non essere più interessato a un cessate il fuoco negoziato", lo ha dichiarato il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, esprimendo il proprio sostegno alla posizione di Israele. "Voglio ringraziare il presidente Trump per il suo incrollabile sostegno a Israele. Lo ha dimostrato con il suo piano visionario per Gaza, un piano che Israele sostiene pienamente. Lo ha dimostrato inviandoci tutte le munizioni che erano state trattenute. In questo modo sta dando a Israele gli strumenti necessari per portare a termine il lavoro contro l'asse del terrore iraniano", ha dichiarato il premier israeliano.
La proposta dall'Egitto
Intanto l'Egitto propone un piano alternativo: la prima fase dell'accordo attuale verrebbe estesa per due settimane per liberare sei ostaggi, tre dei quali vivi e tre morti. In cambio, Israele si impegnerebbe a ritirarsi dalla Salah al-Din Road e gli Stati Uniti fornirebbero sicurezza lungo il corridoio di Filadelphia al posto delle forze israeliane. Secondo quanto hanno riferito fonti egiziane al quotidiano qatariota Al-Araby al-Jadeed, la delegazione israeliana dovrebbe arrivare al Cairo nelle prossime ore per discutere la proposta. Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha sollecitato la "piena attuazione" dell'accordo a Gaza, invitando l'Unione Europea a fare pressione su Israele affinché lo rispetti. "Non c'è alternativa alla fedele e piena attuazione da parte di tutte le parti di quanto firmato lo scorso gennaio", ha affermato Abdelatty in una conferenza stampa al Cairo, esortando l'Ue a esercitare "la massima pressione sulle parti, in particolare sulla parte israeliana, per quanto riguarda l'impegno all'accordo di cessate il fuoco".
L'Egitto ha condannato la decisione di Israele di impedire l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza definendola una "flagrante violazione" dell'accordo di tregua nella guerra con Hamas, che il Cairo aveva contribuito a mediare. "L'Egitto afferma che queste misure costituiscono una flagrante violazione dell'accordo di cessate il fuoco", si legge in un comunicato del ministero degli Esteri egiziano, che accusa Israele di usare la fame come "un'arma contro il popolo palestinese".
Il blocco degli aiuti umanitari
La decisione è stata presa questa notte, in coordinamento con gli Stati Uniti, dopo la conclusione della prima fase dell'accordo sugli ostaggi. Il provvedimento è legato al rifiuto di Hamas di accettare il cosiddetto "piano Witkoff". Quest'ultimo era stato accettato da Tel Aviv dopo una discussione sulla sicurezza presieduta dal premier israeliano e implica un cessate il fuoco temporaneo durante il periodo del Ramadan e della Pasqua ebraica. Nel primo giorno del piano, metà degli ostaggi vivi e dei caduti saranno liberati, e al termine - se si raggiunge un accordo sulla fine delle ostilità- saranno liberati gli altri rapiti vivi e i caduti.
All'alba di questa mattina, Hamas è tornata a insistere sull'attuazione della seconda fase del cessate-il-fuoco dopo che Israele ha deciso di estendere la prima fase. "L'unico modo per raggiungere la stabilità nella regione e il ritorno dei prigionieri - ha detto il leader di Hamas Mahmoud Mardawi all'AFP - è completare l'attuazione dell'accordo, iniziando con l'attuazione della seconda fase". Il blocco degli aiuti umanitari, tuttavia, ora rischia di incrinare il prolungamento della tregua: rappresenta "una violazione dell'accordo" raggiunto tra le parti e "un crimine di guerra" secondo Hamas. "La decisione di Netanyahu di sospendere gli aiuti umanitari è una forma di ricatto a buon mercato, un crimine di guerra e una palese violazione dell'accordo", si legge nel comunicato. Gli aiuti umanitari che sono entrati nella Striscia di Gaza sono "sufficienti per cinque mesi" e "non si prevedono carenze imminenti", sostengono funzionari israeliani dopo la decisione del governo israeliano di sospendere gli aiuti alla popolazione palestinese, secondo quanto riporta Haaretz.
Il negoziato bloccato e l'attesa di Witkoff
Nel frattempo, i negoziatori rientrati dal Cairo a mani vuote dopo giorni di colloqui confermano l’impasse diplomatica. Hamas rifiuta qualsiasi estensione della prima fase dell’intesa, mentre Israele insiste nel non avviare la seconda senza la liberazione dei 59 ostaggi ancora nelle mani del gruppo, di cui almeno 35 sarebbero già deceduti. Anche se i combattimenti a Gaza non dovrebbero riprendere nell’immediato, la tregua rimane fragile. Hamas ha avvertito che il mantenimento delle truppe israeliane lungo il corridoio Filadelfia, al confine tra Gaza ed Egitto, rappresenterebbe una violazione unilaterale dell’accordo. Israele, dal canto suo, si rifiuta di smobilitare, alimentando così il rischio di un definitivo collasso delle trattative.
Uno spiraglio potrebbe arrivare con l’imminente arrivo in Medio Oriente dell’inviato statunitense Steve Witkoff, la cui presenza nei prossimi giorni viene interpretata da entrambe le parti come un possibile punto di svolta. Nel frattempo, Hamas ha diffuso un nuovo video, definito dal governo israeliano un’operazione di "crudele guerra psicologica", in cui si vedono Yair Horn – liberato dopo 489 giorni di prigionia – e suo fratello Eitan, ancora nelle mani del gruppo armato, immortalati nell’attimo drammatico del loro ultimo abbraccio prima della separazione. Nel filmato compare anche il soldato Nimrod Cohen, il cui volto, come quello di altri ostaggi, è stato oscurato.
L'allarme siriano, il terremoto tra governo e Idf
Intanto, un nuovo fronte di tensione si profila all'orizzonte dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha ordinato alle forze dell’Idf di "prepararsi a difendere" Jaramana, la città siriana di maggioranza drusa situata alla periferia di Damasco. Attraverso una nota ufficiale, il governo di Tel Aviv ha motivato la decisione sottolineando che l’area è "sotto attacco" e ribadendo la volontà di Israele di impedire che "il regime di estremisti islamici in Siria danneggi i drusi". Katz ha dichiarato che qualsiasi aggressione nei confronti della comunità drusa avrà come risposta un’azione militare israeliana, aggiungendo: "Ci impegniamo con i nostri fratelli drusi in Israele a fare tutto il possibile per impedirne il coinvolgimento in questa crisi".
Il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sàar, ha definito il nuovo governo siriano guidato dal presidente ad interim Ahmed al-Sharaa (al-Jolani) "un branco di jihadisti che non sono stati eletti dal popolo siriano". In una conferenza stampa a Gerusalemme, Sàar ha affermato che Israele è determinato a proteggere la comunità drusa nella Siria meridionale, chiarendo che la nuova leadership siriana "non ha alcun diritto di avviare ostilità verso le minoranze, che si tratti di drusi, curdi o altri". Gerusalemme ha ripetutamente dichiarato la sua sfiducia nei confronti di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), la fazione islamista che ha guidato la campagna per la caduta di Bashar al Assad e che è nata da un gruppo affiliato ad al-Qaida.
Sul fronte interno, l’Idf ha reso pubblici i risultati dell’indagine sugli eventi del 7 ottobre, gettando ulteriore luce sulle falle della sicurezza israeliana. L'Idf avrebbe allertato il governo israeliano poche ore prima dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. Sarebbe questa l'inquietante rivelazione di Channel 12.
In un report urgente, le forze israeliane avrebbero raccolto numerosi e preoccupanti segnali di attività di Hamas a Gaza alle 3,30 del mattino del 7 ottobre, tre ore prima dell'azione dei terroristi al festival Nova. Il messaggio, però non sarebbe mai stato trasmesso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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