La tensione al confine tra Israele e Libano non accenna a diminuire. Gli sforzi fatti dagli Stati Uniti per mediare tra Tel Aviv e gli Hezbollah sembrano non aver dato il loro frutti e la situazione potrebbe presto degenerare. Il ministro degli Esteri ebraico Israel Katz ha affermato in una nota che presto il governo guidato da Benjamin Netanyahu prenderà le “decisioni necessarie”.
"Israele non può permettere che l'organizzazione terroristica Hezbollah continui ad attaccare il suo territorio e i suoi cittadini, e presto prenderemo le decisioni necessarie. Il mondo libero deve sostenere incondizionatamente Israele nella sua guerra contro l'asse del male guidato dall'Iran e dall'islam estremista”, ha scritto il capo della diplomazia di Israele. “La nostra guerra è anche la vostra guerra, e la minaccia di Nasrallah a Cipro è solo l'inizio. Il male deve essere sconfitto, come la storia ha dimostrato in passato”. La possibilità di un conflitto su vasta scala, dunque, potrebbero presto concretizzarsi.
Preoccupazione per questo eventuale sviluppo è stata espressa anche dalla vice portavoce della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) Kandice Ardiel, secondo cui “abbiamo assistito a scambi di fuoco di maggiore intensità in alcuni giorni nell'ultima settimana” tra le Idf e gli Hezbollah. La funzionaria ha anche sottolineato il fatto che qualsiasi scontro tra le due parti e il “potenziale errore di calcolo” potrebbe portare “a un conflitto improvviso e più ampio". Ardiel ha spiegato ad Agenzia Nova che “da ottobre abbiamo assistito a decine di incidenti in cui le nostre postazioni e i nostri veicoli sono stati colpiti dal fuoco di entrambe le parti”. Alcuni militari dell’Unifil sono stati feriti, ma nessuno in modo grave. “Monitoriamo continuamente la situazione e le adeguiamo se necessario, ma le forze di pace sono ancora in grado di svolgere i loro compiti sul campo e di continuare ad attuare la risoluzione 1701", ha concluso la portavoce.
Intanto, il continuo lavoro diplomatico degli Stati Uniti per risolvere la crisi in Medio Oriente potrebbe farsi ancora più complicato.
Venerdì 21 giugno, infatti, il vice segretario di Stato americano per gli affari israelo-palestinesi Andrew Miller ha informato i suoi colleghi della sua decisione di dimettersi dopo un anno e sette mesi. La notizia è stata diffusa dal Times of Israel e dal Washington Post. Il funzionario ha motivato la sua scelta affermando di voler trascorrere più tempo con la sua famiglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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