Stallo sugli ostaggi: cosa può succedere se Israele accetta una tregua

Un cessate il fuoco potrebbe permettere ad Hamas di riarmarsi e riorganizzarsi, in modo da opporre una resistenza più efficace all'avanzata delle Idf

Stallo sugli ostaggi: cosa può succedere se Israele accetta una tregua
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Le trattative per il rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre non hanno ancora fatto progressi concreti. Gli sforzi diplomatici di alcuni Paesi, Qatar in testa, non sembrano in grado trovare una mediazione tra Israele e Hamas. Il punto cruciale su cui il dialogo continua ad arenarsi è il cessate il fuoco e la sua durata.

Intanto bisogna capire che gli attori che stanno tessendo la rete delle trattative non hanno sempre una posizione neutra”, ha spiegato all’Agi Carlo Biffani, esperto di sicurezza e terrorismo. “Basti pensare al Qatar, direttamente coinvolto perché finanziatore di Hamas per la quale cerca di ottenere, al tavolo delle trattative, il massimo beneficio possibile”. Le basi stesse del dialogo diplomatico, dunque, sarebbero viziate dall’allineamento di Doha, e questo nonostante il coordinamento sempre presente degli Stati Uniti, alleato di ferro di Israele.

Al di là della politica, però, una tregua momentanea potrebbe avere risvolti importanti sul piano militare. L’esercito israeliano, infatti, sta avanzando rapidamente. Molti analisti occidentali avevano pronosticato “un bagno di sangue” per le Idf, che avrebbero dovuto affrontare un nemico ben armato e trincerato. All’evidenza dei fatti, però, sembra che Hamas non sia in grado di opporre una resistenza efficace al dispositivo militare di Tel Aviv, che ha martellato per giorni le sue postazioni con bombardamenti aerei e ha decapitato la sua gerarchia di comando.

L’ultima proposta avanzata dal Qatar, tre giorni di tregua in cambio di 50 ostaggi, è stata giudicata molto ragionevole e Hamas l’ha accettata “in linea di massima”, ma rapportata con le sue possibili ricadute al fronte potrebbe determinare una svolta sfavorevole agli israeliani. “In tre giorni puoi riposizionarti, rischierarti. Puoi riordinare le idee e riorganizzare le difese. Puoi far arrivare armi e munizioni attraverso i tunnel e rifornire i tuoi capisaldi, o crearne di nuovi”, ha commentato Carlo Biffani. “Puoi elaborare una nuova strategia e creare i presupposti per rispondere all'Idf con una tattica più adeguata. Puoi ricostruire una catena di comando ed emanare nuovi ordini. Puoi posizionare nuove trappole esplosive. Puoi spostare ostaggi e collocarli ancora più in profondità. Puoi dare soccorso ai tuoi miliziani feriti”.

Insomma, una pausa nei combattimenti farebbe perdere ad Israele lo slancio di cui sta godendo ora e permetterebbe ad Hamas di riorganizzarsi e opporre una resistenza più efficace alle operazioni delle Idf, che dovrebbero durare

ancora settimane. La sorte dei 240 prigionieri, dunque, è ancora in bilico, mentre a Tel Aviv aumenta la pressione dei familiari dei rapiti sul governo di Benjamin Netanyahu.

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