Primo Levi è protagonista di una serie di libri, oltre a Incontro con Primo Levi di Attilio Zambon (Luni editrice). Lo storico Sergio Luzzatto ha appena pubblicato Primo Levi e i suoi compagni. Tra storia e letteratura (Donzelli, pagg. 176, euro 24). Luzzatto parte da Se questo è un uomo e cerca di risalire alla identità reale e alla concreta biografia dei personaggi del capolavoro di Levi, dei suoi compagni di deportazione, degli ebrei d'Europa con lui costretti «sul fondo». Chi erano i membri del Kommando chimico di Auschwitz-Monowitz? E chi erano i compagni rappresentati da Levi quali personaggi negativi o addirittura abietti? Luzzatto cerca una risposta e scopre quanto sia rilevante il ruolo della letteratura in Se questo è un uomo. Proprio per questo motivo, il libro farà discutere. In realtà, la letteratura rende ancora più vera la testimonianza, perché scava e riordina, seleziona e spiega. Ma qualcuno potrebbe non pensarla così. Einaudi ha appena portato in libreria Il carteggio con Heinz Riedt, a cura di Martina Mengoni (pagg. LII-420, euro 23). Heinz Riedt fu soldato nella Wehrmacht e poi partigiano nella Resistenza veneta; lavorò con Brecht e tradusse Goldoni, Calvino e Pinocchio; visse a Berlino Est e poi fuggì in Germania Ovest con la famiglia. Fu lui a tradurre in tedesco Se questo è un uomo e Storie naturali. Ai quesiti lessicali di Riedt, Levi risponde rievocando il gergo e le espressioni del Lager. «Non ho mai nutrito odio nei riguardi del popolo tedesco, e se lo avessi nutrito ne sarei guarito ora, dopo aver conosciuto Lei. Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è, ma per il gruppo a cui gli accade di appartenere. So anzi, da quando ho imparato a conoscere Thomas Mann, da quando ho imparato un po' di tedesco (e l'ho imparato in Lager!), che in Germania c'è qualcosa che vale, che la Germania, oggi dormiente, è gravida, è un vivaio, è insieme un pericolo e una speranza per l'Europa» (Primo Levi a Heinz Riedt 13 maggio 1960).
Forse non tutti sanno che Se questo è un uomo inizialmente fu rifiutato da Einaudi, l'editore storico di Levi. L'autore si rivolse allora a Franco Antonicelli, presidente del Comitato di liberazione nazionale del Piemonte ed editore con il marchio Francesco De Silva.
La prima edizione di Se questo è un uomo (1949) uscì dunque grazie ad Antonicelli. Molti anni dopo Einaudi ritornò sui propri passi. Lo scorso 6 novembre è stato il cinquantesimo della morte, e l'intellettuale è stato celebrato con un convegno e altre iniziative.AG
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