"Si interroghi sugli addii". Pressing su Schlein: nel Pd cresce l’insofferenza

L'ala riformista del Partito democratico accusa la segretaria dem: "Deve interrogarsi sugli addii. Non si può guidare a colpi di maggioranza"

"Si interroghi sugli addii". Pressing su Schlein: nel Pd cresce l’insofferenza
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Con la profezia dell’ex segretario Nicola Zingaretti (“con Elly alle europee non arriviamo manco al 17 per cento”) e con la tirata di orecchie del presidente Stefano Bonaccini (“non serve un Pd piccolo e radicale”) l’ala riformista del Partito democratico, rincuorata dalla debolezza di Schlein e soci, è tornata a rialzare la testa. L’intervento conclusivo di Elly Schlein, alla festa dell’Unità di Ravenna, non è servito a calmare i malumori interni al partito.

Il pressing è altissimo. Il day after è un mix di attacchi precisi e critiche al veleno. Il primo ad esporsi è l’ex ministro dei trasporti, Graziano Delrio.“Quando qualcuno se ne va – esordisce il senatore dem sentito da Repubblica– bisogna sempre porsi delle domande, non rallegrarsi o pensare che semplicemente sta sbagliando”. Al contrario, le cronache degli ultimi giorni ci raccontano tutt’altro. La logica di Schlein segue l’impronta massimalista e radicale: la visione plurale del partito viene abbandonata e gli adii vengono bollati come “errori di indirizzo”. Insomma, la colpa è dei fuoriusciti che non hanno accettato il nuovo corso dem.

E il paradosso è completato. “Se c’è del disagio – spiega giustamente Delrio – occorre entrarci dentro e capire cosa sipuò fare per evitare che continui”. E ancora: “Credo che il gruppo dirigente debba interrogarsi sul perché di questi addii e quali sono gli antidoti”. L’esatto contrario di quanto annunciato ieri dalla segreteria dem. “Qualcuno – ha rivendicato Schlein dal palco – ci accusa di aver spostato il partito a sinistra, io no so se ho una colpa, e a dire il vero non so se sia una colpa”.

La svolta di Schlein, legittima sul piano politico, non sembra convincere la base del suo partito. La platea della Festa dell’Unità di Ravenna è la rappresentazione della polveriera dem. Le assenze dei big del partito, da Dario Franceschini a Lorenzo Guerini passando per Andrea Orlando, contano molto di più degli applausi scontati dei fedelissimi.“Non si deve dare l’idea che nel Pd – questo il consiglio di Delrio – si decide a colpi di maggioranza”. Anche se il trend, inutile negarlo, è quello. E le parole di Elly Schlein di certo non aiutano. Il segretario Pd di Napoli, Peppe Annunziata, è ancora più netto:“Le sue parole – denuncia l’esponente dem vicino a Bonaccini– mi hanno lasciato l’amaro in bocca”.

Il brutto vizio di una sinistra poco propensa al dibattito democratico colpisce anche il nuovo organigramma dem.“Il pluralismo, il confronto con chi la pensa in maniera diversa – auspica il segretario Pd di Napoli – deve essere considerato una ricchezza, non un fastidio”.

La prospettiva futura non è delle migliori: “Si avverte un disagio evidente – conclude Peppe Annunziata – Io resto preoccupato”. In mezzo alla lacerazione interna al partito rimane una sola certezza: nel Partito democratico prevalgono le logiche correntizie.

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