"Italia meglio di Francia e Germania, non è più fanalino di coda dell’Ue"

Nell'ultima apparizione in uno studio televisivo in questa campagna elettorale la premier tira un bilancio provvisorio sui suoi primi venti mesi a Palazzo Chigi e le prossime sfide da portare a Bruxelles

"Italia meglio di Francia e Germania, non è più fanalino di coda dell’Ue"

Giorgia Meloni illustra orgogliosamente tutti gli ultimi provvedimenti approvati dal suo governo e guarda in prospettiva al dopo voto per le Europee. L'occasione è la doppia intervista televisiva con Bruno Vespa su Rai1: prima a "Cinque Minuti" e poi a "Porta a Porta", entrambi in onda questa sera. La premier respinge le accuse delle opposizioni sui mancati aiuti alla sanità pubblica: "Le loro sono battaglie ideologiche combattute sulla pelle dei cittadini. Io non aiuto il privato, aiuto i malati", afferma. Questo perché c'è stato un governo "che si è occupato di questa materia, e non mi pare sia stato fatto in passato, con la scusa che era competenza delle Regioni".

La sinistra ritiene che "non è vero che abbiamo messo più fondi sulla sanità perché rispetto al Pil non sono aumentati", ma questo accade "perché il Pil ora cresce e quando c'erano loro calava. Poi 134 miliardi sono più di 125, e i cittadini lo capiscono". In più non si può sostenere che i soldi messi sul protocollo con l'Albania andassero "messi sulla sanità", in quanto "si dice una cosa abbastanza ridicola, perché gli stessi migranti se li portiamo in Italia sempre a carico dello Stato sono". In ogni caso, va mantenuto "il principio della legge Bossi-Fini ma le norme vanno quantomeno aggiornate ad un sistema diverso".

Da questo punto di vista, infatti, questa è una delle poche volte in cui "cresciamo più della Francia e della Germania, non siamo più fanalino di coda - sottolinea -. Ma questo è un risultato che portano a casa le nostre imprese, che oggi forse percepiscono che hanno uno Stato che è al loro fianco, e hanno un vantaggio dato anche dalla stabilità". Inoltre, l'export verso gli Stati Uniti d'America "è aumentato di quasi 7 miliardi: se c'è un governo con una strategia poi il tessuto produttivo corre e dà risultati".

Il tutto grazie a un "governo stabile" e uno Stato "che non vuole disturbare chi crea ricchezza". Certo, c'è ancora tanta gente a vivere in un periodo di "difficoltà perché ereditiamo una situazione in cui l'Italia era tra i fanalini di coda". In tutto questo si sta vivendo una "situazione internazionale non facile. L'inflazione da noi ha impattato di più, ma oggi le cose piano piano iniziano a migliorare, ma da questo ad arrivare alla situazione alla quale puntiamo ci vuole tempo".

Nel suo accorato appello ai cittadini italiani contro l'astensione Meloni garantisce che "l'Italia è tornata" al centro della scena internazionale "e può migliorare ancora anche in questo weekend con le elezioni europee". Non si tratta solamente di "un fatto di orgoglio: essere ascoltati, credibili, rispettati, vuol dire poter difendere interessi, imprese, vuol dire che non c'è qualcuno che può decidere per noi, come accaduto in passato". Ecco quindi l'invito agli elettori di andare a votare, di non voltarsi "dall'altra parte, perché l'Europa si occupa della loro quotidianità molto più di quel che credono".

E "sappiano - aggiunge la premier - che ogni croce sul simbolo di Fratelli d'Italia la utilizzerò per portare a casa risultati per i cittadini italiani". Uno di questi potrà essere quello sull'assegno unico: "Ci sono sei milioni e mezzo di famiglie che rischiano di perderlo se l'Europa non diventa più ragionevole", dichiara a proposito della procedura d'infrazione aperta dalla Commissione Ue proprio su questa materia. "Daremo battaglia, questo dimostra perché l'Europa va cambiata".

Meloni dà fiato alle ultimissime ore di campagna elettorale battendo ancora sui temi del superbonus e del salario minimo. Con il primo ricorda che è stato un insieme di "truffe tra privati" che hanno generato "crediti fittizi" che vuol dire minori entrate per lo Stato. Quest'ultimo "dovrà pagare 120 miliardi per aver ristrutturato meno del 4% delle case degli italiani, per lo più seconde case. Sono soldi sottratti a chi ne aveva bisogno". In sostanza, "quando qualcuno ti dice che gratuitamente puoi fare qualcosa e quel qualcuno è il Presidente del Consiglio, sta mentendo". Perché lo Stato italiano "non fa niente di gratuito".

Per quanto riguarda invece la seconda tematica, quello che sarebbe necessario fare è "intervenire sulla parte di lavoratori che hanno oggettivamente difficoltà. In Italia il 97% dei lavoratori dipendenti è coperto dalla contrattazione collettiva". Di questi il 90% ha un "salario lordo orario superiore a 9 euro - prosegue -. Il mio timore è che se noi stabiliamo il salario minimo a 9 euro, poi diventi sostitutivo, facendo un danno a quel 90%. Noi dobbiamo lavorare sul 6-7% che prende meno di 9 euro".

Infine, si arriva a discutere delle due riforme costituzionali licenziate dal governo una a sette mesi di distanza dall'altra. Il presidente del Consiglio assicura che, in caso di sconfitta al referendum sul premierato, non lascerebbe la guida del governo: "Voglio arrivare alla fine di questi cinque anni, sono contenta di scalare la classifica dei governi più longevi. Mi giudicheranno gli italiani alla fine del mio lavoro".

Sulla norma riguardante la giustizia Meloni rimane incredula davanti all'affermazione dell'opposizione secondo cui i pm finiranno il controllo della politica? "Non so come si faccia a sostenere una

cosa del genere - replica -. La politica sta facendo un passo indietro solo che chiede di fare un passo indietro anche alle correnti politicizzate che umiliano la stragrande maggioranza dei magistrati".

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