"Nessuna rivolta sociale quando si davano i soldi alle banche?". L'affondo di Meloni a Landini

Durante il faccia a faccia con i leader sindacali per discutere della manovra a Palazzo Chigi la premier illustra tutte le misure previste per il 2025, ma non risparmia frecciate al capo della Cgil presente all'incontro con il governo

"Nessuna rivolta sociale quando si davano i soldi alle banche?". L'affondo di Meloni a Landini
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Dopo giorni di forti polemiche e scontri dialettici a distanza, Giorgia Meloni ha incontrato questa mattina a Palazzo Chigi i sindacati per discutere della manovra economica. Oltre al capo del governo erano presenti anche il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone, il ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.

Il faccia con i leader di Cgil, Cisl e Uil - Landini, Sbarra e Bombardieri - e il segretario generale dell'Ugl Capone (oltre a rappresentanti di altre sigle, come Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse.) per parlare della legge di bilancio era inizialmente previsto per la scorsa settimana, ma era stato poi rinviato due volte a causa dell'influenza che aveva colpito la presidente del Consiglio. Proprio a causa di questa indisposizione era nata una diatriba tra la stessa premier e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, per un sms inviato dalla Meloni a Marco Osnato (Fratelli d'Italia) dove affermava che "non avendo particolari diritti sindacali sono a Budapest per il Consiglio europeo a fare il mio lavoro". In tutto questo, non erano poi per niente passate inosservate le dichiarazioni di Landini sullo sciopero generale proclamato per venerdì 29 novembre per il quale invocava la "rivolta sociale".

Durante questo incontro Meloni ha affermato che il governo ha "concentrato le risorse su alcune priorità fondamentali, con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia, pur nel contesto internazionale tutt'altro che facile nel quale operiamo". Tutto questo viene considerato un notevole "cambio di passo rispetto all'approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell'immediato che a gettare le basi per una crescita duratura, scaricando il costo di quelle misure su chi sarebbe venuto dopo - ha aggiunto -. Come noi, che raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici".

La premier ha rivendicato la conferma del taglio del cuneo contributivo, che a metà 2023 è stato "fortemente potenziato, confermandolo poi con la legge di bilancio 2024". Adesso, con la nuova manovra, questa misura viene resa "e ne ampliamo i benefici ai circa 1,3 milioni di lavoratori con redditi tra 35 a 40mila euro annui, seppure con un decalage, anche qui rispondendo a una tematica che era stata correttamente posta dai sindacati sulla evidente discriminazione dei lavoratori che guadagnavano pochi euro in più di altri ma, a differenza di quegli altri, non beneficiavano del taglio del cuneo", ha spiegato la presidente del Consiglio, aggiungendo: "Come sapete, inoltre, non si interviene più sull'aspetto contributivo, ma su quello fiscale, e questo ci consente anche di ottenere un altro vantaggio, ovvero evitare il rischio che parte del taglio potesse causare un incremento della pressione fiscale".

Dopo avere ricordato tutte le misure che complessivamente sono previste in questa legge di stabilità, arriva la frecciatina indirizzata allo stesso Landini, autore di quella infelice frase: "La solidità, la credibilità e il coraggio di questo governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio. Un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale".

Per il resto ci sono "misure di contenimento dei costi dei ministeri, maggiori entrate fiscali derivanti anche da lotta all'evasione e una parte di deficit aggiuntivo, che possiamo permetterci in virtù della gestione oculata che abbiamo avuto nei primi due anni di governo".

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