Schlein in tilt: il caso Sardegna demolisce il campo largo

Le elezioni in Sardegna mettono fuori uso il "campo largo": il caos regionale interno al Pd targato Schlein potrebbe diventare una questione nazionale

Schlein in tilt: il caso Sardegna demolisce il campo largo
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L’esperimento politico del cosiddetto campo largo, l’alleanza (finora solo teorica) tra dem e grillini, entra nel 2024 con due matasse da sbrogliare. Da una parte le elezioni europee: uno snodo centrale per capire i rapporti di forza tra le due anime dell’opposizione nostrana. Dall’altra parte, invece, le elezioni regionali italiane: un ulteriore banco di prova per Elly Schlein e Giuseppe Conte. In Sardegna lo psicodramma targato Pd è cominciato in anticipo e tutto fa pensare che il caso, da regionale e specifico, potrebbe diventare una questione nazionale e strutturale.

Il campo largo in tilt

E se il buongiorno si vede dal mattino, per la gauche nostrana sarà una primavera lunga e colma di insidie. Il caos sardo si sta consumando sotto i nostri occhi: un mix addii, attacchi personali, litigi tra dem e grillini che sta demolendo il futuro di un possibile campo largo. Il protagonista del subbuglio in casa dem è Renato Soru, patron di Tiscali ed ex governatore dem che, solo due giorni fa ha dato inizio alle danze lasciando il suo Partito democratico.

Non solo: l’ex esponente dem, dopo avere criticato il nuovo corso massimalista schleiniano, ha deciso di candidarsi da solo alle regionali. Il motivo? Protestare contro la scelta della segretaria di sostenere, a favore dell’alleanza con Giuseppe Conte, Alessandra Todde del Movimento 5stelle. Da parte di Soru, uno dei fondatori del Partito democratico, nessun passo di lato: "Mi ricandido – spiega a Un Giorno da Pecora su Radio 1 - perché non ho mai smesso di pensare alla Sardegna, mi piacerebbe dare una mano a mobilitare la comunità sarda a migliorare".

Il caos nel Pd

La presa di distanza nei confronti di Schlein e compagni è evidente: "Ho detto no alla decisione presa a Roma dal Pd – spiega l’ex governatore dem - e loro alla fine non solo non hanno fatto il mio nome e nemmeno un altro: hanno solo accettato la candidata del M5S". Con una piccola “novità”: il no comment di Schlein, la strategia più in voga dalle parti del Nazareno da qualche mesa a questa parte. "Con Schlein – dice Soru - ho parlato il 10 ottobre, le ho detto così rischiate di andare a sbattere, perché la Sardegna non accetta le imposizioni romane, oggi abbiamo bisogno di un nuovo Statuto e pensare che possa partire dalla Capitale è un ossimoro".

La risposa di Schlein è arrivata? "Mi aveva detto che mi avrebbe fatto sapere – spiega - ma non l'ho più sentita". Un caso di “ghosting”? Chiedono i conduttori. “Si esatto”, la risposta tranchant dell’ex esponente dem. Il campo largo, per l’ennesima volta, ha fallito sia nel merito che nel metodo.

"Io – propone Soru - volevo le primarie e le voglio ancora. Non devo esser per forza candidato io, devono essere i sardi a scegliere attraverso le primarie". Ma il M5S è irremovibile. L’ennesima gatta da pelare per il nuovo campo largo.

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