Matteo Renzi e Carlo Calenda? Visto il clamoroso flop alle ultime elezioni europee “sono due dementi che sanno solo litigare”. Questo il giudizio del sondaggista e sociologo Renato Mannheimer. Due dementi, “politicamente parlando”, prova a correggere il tiro. Il motivo è presto detto: “Se fossero stati insieme – spiega in un editoriale sul quotidiano Italia Oggi – adesso siederebbero entrambi nel Parlamento di Strasburgo”.
Un’analisi che, a ben vedere, non va molto lontano dallo scenario politico nazionale uscito dalle urne. L’operazione centrista targata Renzi-Calenda ha fallito su tutti i fronti: gli elettori italiani hanno palesemente chiesto una diminuzione della centralizzazione europea e, di conseguenza, un aumento delle differenze nazionali. Un dato che, giudizi politici a parte, è incontrovertibile. L’immagine di un'Europa gigante burocratico piuttosto che politico ha affossato le speranze dei due ex alleati terzopolisti. Ma forse, tra tutte le mancanze politiche, è stata la strategia adottata dai due leader a incrinare il consenso per un progetto centrista ed europeista.
“Tra le tante analisi emerse in queste ore – scrive il sondaggista - la più appropriata è quella di un ascoltatore televisivo che ha detto ‘fosse per me metterei Matteo Renzi e Carlo Calenda in una stanza chiusi a chiave finché non si mettono d'accordo. Se non lo fanno getterei la chiave’. La scelta di presentarsi disuniti alle elezioni ha pesato e non poco sul risultato finale. “L’occasione persa per il centro liberal-democratico è tale da mangiarsi le mani: se fossero stati assieme potevano eleggere una nutrita pattuglia di parlamentari europei e così hanno avuto invece un pugno di mosche”, sentenzia Mannheimer su ItaliaOggi.
Che poi aggiunge: “Tra i due lo smacco maggiore è forse per la lista Stati Uniti d'Europa che i sondaggi di un mese fa davano addirittura attorno al 5%: ma molti elettori potenziali dei partiti di centro sono defluiti in primo luogo verso Forza Italia e in una certa misura anche il verso il Pd”. Discorso diametralmente opposto invece per le tre anime dell’esecutivo. In primis per la leader di FdI, unica e vera vincitrice indiscussa del voto europeo. "Resta il fatto che il notevole successo, anche personale, di Giorgia Meloni – ammette il sondaggista - la ha ulteriormente rafforzata all'interno della coalizione di governo".
Un risultato che dopo quasi due anni di governo non è per nulla scontato.
"Ma il successo è stato tale che la Meloni si avvia, senza dubbio, a svolgere anche un importante ruolo europeo e a contribuire significativamente a decidere in quale direzione si dovrà orientare l’Europa. Dal suo orientamento dipenderanno anche le sorti dell’Ue.”, sentenza senza paura di smentite il sociologo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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