I grandi affezionati al bipolarismo puro, inevitabilmente, non possono che provare molta nostalgia per le ultime elezioni Politiche che storicamente hanno espresso in maniera netta solo due campi sovrapposti: quelle del 2006. Diciassette anni fa, infatti, non poteva esserci minimamente una terza alternativa: o si stava con il centrodestra di Silvio Berlusconi oppure con il centrosinistra di Romano Prodi. Del resto, sommando poi le percentuali ottenute nei seggi dalle due coalizioni il 9 e 10 aprile di quell'anno, i due arriveranno a totalizzare il 99,55% dei voti validi (49,81 per il Professore e 49,74 per il Cavaliere).
Le regole di quel talk-show
Dal punto di vista mediatico questo dualismo venne plasticamente rappresentato dal faccia a faccia andato in onda il 3 aprile 2006, in prima serata. Rai1 propone uno Speciale chiamato "Elezioni 2006, leader a confronto". Si tratta del "match" di ritorno tra Berlusconi e Prodi dopo quello del precedente 14 marzo condotto da Clemente Mimun. A sei giorni dal voto, ora tocca a Bruno Vespa il ruolo di "arbitro" tra i due candidati premier, che devono rispondere alle domande poste dai giornalisti Marcello Sorgi e Roberto Napoletano. Le regole sono molto stringenti: i quesiti (uguali sia per il leader della Casa delle Libertà sia per quello dell'Unione) devono durare al massimo trenta secondi, mentre le risposte non possono andare oltre i due minuti e mezzo - senza potere essere interrotti - con tre repliche possibili ciascuno di un minuto.
Si parte alle 21.15 e si conclude alle 22.48. Quella trasmissione passerà alla storia per la promessa in diretta dell'abolizione dell'Ici fatta da Berlusconi nel suo appello conclusivo. Tutto si svolge regolarmente, tra botte e risposte anche puntute. Si parla di pena di morte (era appena stato ucciso il piccolo Tommaso Onofri, di 17 mesi, alle porte di Parma), di giustizia, di fisco, di scuola, di aborto. Poi, però, ecco la scintilla che per qualche secondo sconquassa tutto il precisissimo percorso del confronto. Dopo un'ora esatta di dibattito, Napoletano chiede ai due contendenti per la vittoria che cosa intendevano fare per i giovani e per il Sud. Berlusconi snocciola alcune cifre riguardanti gli investimenti fatti nel Mezzogiorno dal suo governo uscente (2001-2006), ma Prodi non ci sta non appena prende la parola.
Prodi punge Berlusconi
"A me sembra che il presidente del Consiglio si affidi ai numeri un po' come gli ubriachi si aggrappano ai lampioni". Il leader di Forza Italia rompe le regole dei tempi scanditi e va sopra la voce dell'ex presidente della Commissione Ue: "Grazie, Professore", bisbiglia ironicamente in sottofondo, poi alza la voce: "Dell'ubriaco se lo può tenere per lei. Caso mai è lei che parla da ubriaco, non il sottoscritto - sostiene con vigore il capo del governo in carica all'epoca -. Rispetti il presidente del Consiglio. Questo non lo accetto. Vespa, faccia il moderatore e lo moderi!", è l'invito al conduttore di Porta a Porta. Dopo l'interruzione subita, Prodi precisa che la sua frase altro non era che una citazione di George Bernard Shaw: "Spesso ci si attacca ai numeri come gli ubriachi si attaccano ai lampioni, non per farsi illuminare ma per farsi sostenere. Non mi sembra un insulto di nessun tipo". In realtà si scoprirà che quella frase venne scritta da Andrew Lang e non da Shaw. Ma Berlusconi rende subito dopo pan per focaccia per rispondere agli attacchi del suo avversario politico.
"Mi chiedo se lui non si vergogna davvero di svolgere oggi lui il ruolo che fu definitivo storicamente di 'utile idiota'. Ovvero di colui che i partiti comunisti delle democrazie proletarie mettevano là a capo dei contadini per far finta che il governo non fosse del Partito Comunista. Lui - sottolinea - in questo momento presta la sua faccia di curato bonario a una realtà della sinistra che è composta dal 70% da attuali o ex comunisti. I quali comanderanno e che lo rottameranno di nuovo nel momento in cui riterranno che sia loro conveniente farlo".
In effetti, due anni scarsi dopo la vittoria della sinistra, Romano Prodi verrà defenestrato da Palazzo Chigi proprio da coloro che lo sostenerono nella primavera del 2006. Gli era già capitato dieci anni prima, a opera di Bertinotti, ma la "testardaggine" del Professore non permise di consigliargli vie alternative all'inevitabile debacle.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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