Waterloo? Vista retrospettivamente, l'ultima battaglia in cui in ballo, assieme ai destini d'Europa, ci furono quelli globali. Questa la forte e importante tesi di Alessandro Barbero in La battaglia, storia di Waterloo, in cui lo storico militare piemontese offre una visione a trecentosessanta gradi delle forze francesi, prussiane e britanniche che il 18 giugno 1815 si scontrarono nell'attuale pianura belga. Dando vita a un confronto che pose fine all'epopea napoleonica una volta per tutte e in cui, per l'ultima volta, in bilico ci fu il controllo di un'Europa dominante su scala globale. Tanto da aprire una fase di ordine durato fino alla Grande Guerra, conflitto divampato in Europa e che del Vecchio Continente segnò l'inizio del suicidio.
Waterloo fu un crocevia, un mosaico e uno spartiacque storico. Crocevia per Napoleone e l'eredità imperial-rivoluzionaria francese. Sublimata dalla sconfitta e dalla successiva abdicazione dell'Imperatore destinato all'esilio a Sant'Elena ma i cui messaggi si erano ormai sparsi in tutta Europa. Un mosaico, perché nelle ore di combattimento sotto la calura estiva della piana belga le truppe francesi di Napoleone e gli eserciti prussiano e britannico che il Corso aveva sperato di combattere separatamente si mescolarono tra di loro, si avvinsero reciprocamente, misero in mostra diverse armamentari, tattiche e visioni dell'arte della guerra. Uno spartiacque storico, infine, perché concluse la plurisecolare fase di conflittualità anglo-francese inaugurata dalla Guerra dei Cent'Anni, rafforzò il divide et impera di Sua Maestà, mise in campo l'inizio della fine dell'Europa continentale come epicentro del mondo.
Al centro della scena Napoleone, giunto all'ultimo giro di giostra a Waterloo. "Al di là dei suoi limiti e dei difetti personali, perché era ambizioso, aveva fame di potere, parlava di democrazia ma ha creato una tirannide, Napoleone si è trovato a gestire l’eredità della rivoluzione francese cercando di capire se da lì sarebbe potuto derivare il futuro dell’Europa", scrive Barbero nel saggio. Waterloo è l'epitaffio di un sogno voltosi in nemesi storica per il suo stesso interprete. Il momento più basso per i numerosi interpreti del progetto rivoluzionario divenuto espansionista. Quello più alto per i Restauratori. Per nessuno un momento indifferente. Fu la tardiva vittoria di Pirro dell'età Moderna sull'età Contemporanea, con tutti i limiti che questi due concetti hanno; fu il trionfo del potere frenante interpretato dal Duca di Wellington, comandante britannico, e da Gebhard Leberecht von Blücher, generale prussiano, contro la folgore della Storia, quel Napoleone che con ciò che rimaneva della Vecchia Guardia imperiale e del suo esercito provò a colpire e dividere per guadagnare tempo ulteriore alla sua marcia.
Barbero porta i lettori nel cuore della battaglia fornendo tutte e tre le visuali: quella dei prussiani, dispersi in mattinata da Napoleone per poi colpire assieme a Wellington; quella degli inglesi, ultimo esercito feudale d'Europa non rivoluzionato dall'onda lunga napoleonica. Infine, soprattutto, quella francese e imperiale, coincisa in parte anche con l'epopea personale di migliaia di veterani della Beresina, di Austerlitz, perfino di Marengo. I dragoni del generale Ney alla carica a La Haye Sainte corrono nella storia, raccontati da Barbero come audaci e rapidi, pronti a entrare direttamente nella leggenda con il loro sacrificio. La saldatura britannica-tedesca s'inaugura alla fine delle guerre napoleoniche per durare un secolo intero grazie alla strenua difesa alle cariche francesi operata dai battaglioni della fanteria leggera tedesca della King's German Legion, agli ordini di Wellington, che trasformò cascine e casali in fortezze.
Waterloo 1815 contro Fiandre 1914, è questo il paragone che viene immediato dalla lettura dei testi di Barbero sulla battaglia: da un lato, la storia a compimento, a un crocevia, come apoteosi del trionfo dell'Europa e della lotta per il suo dominio. Dall'altro, il massacro insensato che avviò il declino. Due eventi avvenuti a pochi chilometri di distanza che hanno segnato svolte per l'Europa. Waterloo fu l'ultima vera battaglia in cui i destini del mondo si decisero in Europa seguendo un filone iniziato a Maratona e proseguito poi a Farsalo, ad Azio, a Adrianopoli, a Poitiers, nella Guerra dei Trent'Anni.
Per arrivare a compimento, con il suo non plus ultra, nella battaglia in cui, per poche ore, le sorti del destino furono in bilico per poi ritorcersi, sul breve periodo, contro Napoleone. Che col senno di poi fu però impossibile da dimenticare in Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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